Citigroup, modello di resilienza economica e finanziaria7 min read

6 Maggio 2014 Economia Resilienza -

Citigroup, modello di resilienza economica e finanziaria7 min read

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Citigroup, modello di resilienza economica e finanziariaCitigroup, la più grande azienda di servizi finanziari al mondo, potrebbe ritrovarsi in un vicolo cieco, dopo che la Federal Reserve ha recentemente respinto il piano di capitalizzazione. Gli stress test, svolti regolarmente dopo la crisi finanziaria di cinque anni fa, richiedono oggi pratiche di gestione del rischio e di controllo più severe.

Tuttavia, nonostante Citigroup da qualche anno non navighi in buonissime acque oggi andiamo a studiare un campo nel quale l’azienda si sta muovendo in modo virtuoso: i cambiamenti climatici.

Infatti la recente strategia di resilienza climatica di Citigroup, che considera un probabile aumento dell’intensità degli eventi legati al clima in tutto il mondo, sta dando risposte concrete a tali rischi. Con attività in oltre 160 paesi, Citigroup ha bisogno di pensare globalmente. Nel suo Global Citizenship Report 2013 pubblicato la scorsa settimana , la banca ha dichiarato di aver superato il suo obiettivo decennale di investire 50 miliardi di dollari per attività di mitigazione del cambiamento climatico.

Questi investimenti vanno dal finanziamento per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica, agli investimenti nel greening per le operazioni di Citi che ha portato ad una riduzione del 25% delle emissioni di gas serra in anticipo rispetto alla scadenza prefissata del 2015.

Citigroup: obiettivo efficienza energetica

Il primo dei tre obiettivi ambiziosi del gruppo per il piano di resilienza climatica, sono i finanziamenti per l’efficienza energetica che comprendono anche le operazioni di preparazione e gestione dei rischi.

1. WHEEL Warehouse for Energy Efficiency Loans

Il recente annuncio di Citi sugli ultimi sviluppi nei “prodotti e servizi” per l’efficienza energetica e le energie rinnovabili – WHEEL gestito in collaborazione con il partner Renewable funding – spinge ulteriormente la banca lungo la strada dell’adattamento resiliente ai cambiamenti climatici. WHELL sostiene prestiti statali per l’efficienza energetica, utilizza fondi pubblici per abbassare il tasso di interesse dei prestiti, riducendo così il rischio degli investitori e diminuendo i costi per i proprietari. WHEEL segue la scia del progetto Kilowatt annunciato a gennaio.
Ancora una volta con un partner a scopo di lucro, Kilowatt financial, Citi propone credito agevolato per complessivi 100 milioni di dollari; con questa iniziativa si permette ai proprietari delle abitazione di apportare miglioramenti dell’efficienza energetica a un tasso di gran lunga inferiore rispetto alle cartolarizzazioni dei crediti in pool nel mercato dei capitali.

2. Wake- up call Hurricane Sandy

L’approccio di Citi al clima comprende anche la gestione delle proprie attività al fine di garantirne la loro operatività anche in caso di evento estremo. Tali attività di credito, sulle quali fanno affidamento i consumatori, le imprese e le agenzie internazionali di soccorso, diventano fondamentali in caso di calamità naturale in quanto garantiscono capitale per pagare risorse preziose, come l’acqua, devono considerare anche gli scenari peggiori .

“L’uragano Sandy ha evidenziato la potenziale vulnerabilità delle operazioni” ha dichiarato Chris Magliano, responsabile per la gestione globale delle infrastrutture critiche di Citi. “Il clima gioca un ruolo importante nell’individuare e costruire le nostre strutture”, ha detto Magliano. “Sandy è un esempio perfetto.” Uno dei servizi principali di Citi nel centro di Manhattan, 111 Wall Street, fu invaso da oltre un metro di acqua. Fu danneggiato al punto in cui non poteva essere riaperto per più di sei mesi. Tale edificio ospita un paio di migliaia di dipendenti, che per lo più lavorano nella tecnologia.

Oltre al 111 di Wall Strett, Citi ha avuto altre strutture sulla cosiddetta linea di fuoco. L’edificio al 390 Greenwich Street che ospita un grande centro dati e le operazioni di trading, seppur abbia garantito la sua operatività, ci sono stati allagamenti nel seminterrato e l’acqua è arrivata fino al piano terra dell’edificio. Il centro dati in New Jersey, situato nei pressi di un fiume per le necessità di raffreddamento dei “cervelloni”, ha subito altrettante infiltrazioni d’acqua. Magliano gestisce il portafoglio di Citi per le tecnologie immobiliari dei propri edifici – tutto, dai grandi impianti di dati fino alle piccole sale server – in tutto il mondo, stabilendo gli standard per come l’azienda costruisce e gestisce impianti critici.

Una lezione da Sandy che il gruppo ha imparato è quella in cui l’apparecchiatura che è all’interno dell’edificio può essere importante tanto quanto l’edificio stesso è situato. Come dichiarato da Magliano: “La perdita del 111 di Wall Street e gli altri danni subiti, c’hanno fatto aprire gli occhi per essere meglio preparati la prossima volta alle nuove condizioni climatiche esistenti. Da una prospettiva di strutture, una cosa che faremo in modo diverso è quella di non avere tutte le infrastrutture nel seminterrato. Tutta la nostra attrezzatura elettrica è lì, e abbiamo avuto più di un metro d’acqua, che distrusse tutte le utenze. È costato milioni di danni, e la ricostruzione è quantificata in decine di milioni.

Stiamo anche considerando come prevenire meglio le infiltrazioni d’acqua. 111 Wall Street aveva già dighe in risposta ad un Nor’easter che provoca allagamenti, ma non sono stati sufficienti. Successivamente, Citi ha installato una sorta di barriere sottomarine sui lati inferiori del palazzo vicino all’East River. Oltre a questo, nel seminterrato abbiamo installato porte sottomarine con tubi gonfiabili per tenere fuori l’ acqua e fare così un sigillo.”

citigroup

3. La gestione del rischio si estende ai rischi ambientali e sociali

La recente duplice esperienza della banca con Sandy ed il suo lavoro in termini di efficienza energetica con sviluppo di nuove classi di attività ha rinforzato la propria strategia di gestione del rischio ambientale e sociale per comprendere meglio i rischi dei potenziali clienti, soprattutto in settori considerati particolarmente vulnerabili.

L’esperienza diretta di Citi in operazioni e tecnologie legate ai disastri, ha aiutato a strutturare prodotti/servizi e pacchetti di gestione del rischio. Sandy ha reso reale qualche che prima si ipotizzava negli studi scientifici ed ha aiutato l’organizzazione a comprendere le ramificazioni necessarie per i clienti, specialmente quelli della Grande Mela.

Questa esperienza climatica riflette ciò che sta accadendo nel settore finanziario in generale, dove si comincia a rivedere le valutazioni non solo con rischi di mercato, ma anche con rischi ambientali e sociali. La maggior parte delle banche hanno oggi team dedicati che collaborano su questioni emergenti, come l’adattamento climatico o la resilienza, attraverso iniziative come gli Equator Principles o UNEP Finance Initiative. Un GAP da colmare è che i documenti non includono una valutazione esauriente dei rischi del cambiamento climatico, e le istituzioni finanziarie stanno cercando di cambiare la situazione.

Si sta affrontando un processo in due fasi per includere il rischio climatico. Uno è che oggi si possono utilizzare i modelli climatici globali dell’IPCCC, che sono modelli statistici per sviluppare scenari d’impatto sulla temperatura ed il livello del mare. L’utilizzo di questi modelli non è parte della pratica corrente ora perché storicamente il focus è stato l’impatto di tale progetto sull’ambiente, invece che l’impatto ambientale sul progetto, che viene invece fornito con il rischio climatico. Da quando c’è stato Sandy sono stati fatti notevoli progressi, c’è di nuovo che si sta guardando ai portfolio a livello di specifici settori. Alcuni hanno una maggiore vulnerabilità al cambiamento climatico, in particolare i settori dell’edilizia nelle zone costiere, l’agricoltura e l’energia, che si basano sull’utilizzo e la protezione dell’acqua, e quindi sono particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici, non solo per eventi estremi ma anche per dove la siccità. Sta diventando oramai opinione condivisa, che i servizi ecosistemici e le infrastrutture verdi siano risposte adeguate. Come dire, se un edificio è sulla costa, ci sarebbe bisogno di vedere delle dune o altre strutture naturali come protezione. Ci si augura che attraverso valutazioni di impatto climatico, si sia in grado di cambiare non solo il design del progetto, ma anche garantire che i servizi forniti da habitat e ambienti naturali siano più integrati nel design del progetto.

I rischi sociali del clima devono essere valutati

Parte di ciò che si guarda in una VIA è una descrizione dei servizi eco sistemici forniti sul sito del progetto, ovvero i sistemi naturali che si forniscono alle persone. Se vengono colpiti i servizi eco sistemici, viene colpita anche la popolazione umana. Ora per valutare possibili investimenti, Citi, ha cominciato a valutare come le comunità vivono e dipendo dagli ecosistemi: in primo luogo, la dipendenza delle comunità su tali servizi, per esempio, dipendono dal fiume per l’acqua potabile? E in secondo luogo, quanto il progetto dipende da tali servizi? Se un progetto di alimentazione è costruito sul fiume, questo intende competere con i bisogni delle persone in termini di acqua?

Così quando analizziamo le questioni sociali è necessario oggi considerare anche gli effetti climatici ed il ruolo dei servizi eco sistemici. In questo modo ci si augura che le persone diventino più consapevoli non solo dei cambiamenti climatici, ma anche dei servizi naturali offerti.

Immagine| sciencenordic.com

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Fondatore di Climalia, prima società italiana di servizi climatici per la resilienza territoriale. Collabora con il Kyoto Club come responsabile della cooperazione internazionale e come esperto di politiche di adattamento ai cambiamenti climatici. Consulente del Ministero dell’Ambiente, Acclimatise UK, AzzeroCO2 e Commissione Europea.
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