Chi è Dominic Thiem, la nuova luce del tennis austriaco4 min read

13 Maggio 2016 Uncategorized -

Chi è Dominic Thiem, la nuova luce del tennis austriaco4 min read

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chi è dominic thiem
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Per capire chi è Dominic Thiem bisogna tornare indietro al 3 settembre del 1993: quel giorno, mentre in una cittadina dall’impronunciabile nome, Wiener Neudtadts, veniva alla luce il piccolo Dom, Thomas Muster – il più grande austriaco passato per il circuito Atp – aveva appena vinto il suo diciannovesimo titolo battendo in finale a Umago Alberto Berasategui.

Scrivere di Dominic Thiem senza citare il suo più celebre connazionale è impresa quasi impossibile. Mentre Thiem, figlio di due istruttori, cresceva a pane e tennis, Muster – The King of Clay – rimpinguava il suo bottino con altri 25 allori, tra cui un Roland Garros, e uno status da numero 1 della classifica Atp che fece storcere il naso a qualcuno. Muster li zittì con una frase divenuta parecchio famosa:

I punti Atp non si comprano al supermercato.

Verità inoppugnabile, soprattutto per uno come lui, agonista nato e abituato a sudarsi ogni singolo punto con una cattiveria spaventosa.

Terminata l’era Muster, l’Austria ha sofferto per anni la mancanza di un suo degno erede, almeno finora: Jurgen Melzer ha tenuto alta quanto possibile la bandiera e ha avuto una carriera più che buona, ma le stimmate del campione non sono mai state pervenute.

Chi è  Dominic Thiem, l’erede di Thomas Muster

Stimmate che invece potrebbe avere proprio Dominic Thiem, a cui i giornali hanno recentemente dedicato titoloni dopo il successo su Federer nel Masters 1000 di Roma. In realtà non c’è nulla di epico nel risultato maturato al Foro: contro uno svizzero malconcio e poco mobile, Thiem ha dovuto soltanto fare “il suo” e per questo gli va riconosciuta una notevole personalità, perché molti si scioglierebbero persino di fronte a un cartonato di Re Roger.

No, se Dominic merita queste righe non è per il 7-6 6-4 rifilato a un avversario menomato, ma per una crescita costante cominciata da almeno dieci. È ai tempi che il 12enne Thiem fu portato alla Tennis Academy di Vienna, dove conobbe un personaggio fondamentale per il decollo della sua futura carriera: Gunter Bresnik.

Bresnik – allenatore anche di Ernests Gulbis, che con lui è stato capace di rigare dritto addirittura per più di due tornei di fila – è ancora oggi l’allenatore di Thiem, è stato il primo a intravedere il grande potenziale dell’austriaco e l’artefice della rivoluzione tecnica che ha plasmato il giocatore di oggi: il passaggio dal rovescio bimane a quello a una mano. Un inversione di tendenza quasi unica in un tennis che ormai si affida quasi esclusivamente al colpo a due mani.

L’illuminazione però è quella giusta: quel rovescio a una mano è oggi il colpo migliore di Thiem, capace di imprimere sia grande potenza che grande rotazione, con un movimento che lascia da parte l’eleganza per badare molto più all’efficacia.

Un video utile a chiarire il perché il rovescio sia il colpo migliore di Thiem.

Ottenute ottime referenze a livello giovanile – un successo all’Orange Bowl e una finale al Roland Garros juniores – bisognava confermarsi anche tra i grandi e Bresnik si rese conto che al ragazzo mancava qualcosa a livello fisico. Decise quindi di affidarlo alle cure del bizzarro Sepp Resnik, altro personaggio chiave.

Resnik è un ex atleta e ora preparatore che non ama i luoghi chiusi e i metodi scientifici applicati agli allenamenti. Lui fa a modo suo. Avete presente l’addestramento che il Maestro Muten – o Genio delle Tartarughe, che dir si voglia – impartisce al giovanissimo Goku in Dragon Ball? Ecco, qualcosa del genere.

Corse infinite per i boschi, nuotate lungo i canali, sollevamento di tronchi, sessioni di addominali massacranti. Se oggi Thiem è in grado di vincere il torneo di Buenos Aires superando indenne due maratone con Nadal e Almagro, il merito è di Resnik,  che ha reso Dominator – questo il soprannome del giovane austriaco, sempre più appropriato – un atleta di altissimo livello.

Thiem, Muster e quei destini incrociati

A 23 anni ancora da compiere e con già 5 titoli in tasca – quattro sulla terra e uno sul veloce – Thiem sembra poter davvero ripercorrere le orme di Muster, con cui condivide non solo la predilezione per la terra rossa ma anche una disciplina e una cultura del lavoro uniche.

Cinque anni fa il campione di Leibnitz, tornato in campo a 40 anni suonati, faceva la sua ultima apparizione in un torneo ufficiale grazie alla wild card concessagli dagli organizzatori dell’Atp di Vienna. Prese una bella stesa al primo turno – 6-2 6-3 senza appello – da un connazionale 18enne al primo successo in assoluto nel circuito maggiore.

Quel ragazzino era Dominic Thiem. L’ultima partita di uno, la prima vittoria dell’altro: un po’ troppo per essere soltanto una casualità.

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Classe 1991, nato a Palermo e cresciuto a pane (e panelle), Milan e fumetti Disney. Folgorato da Federer durante Wimbledon 2003, ho iniziato ad interessarmi anche al tennis, praticandolo da autodidatta e con pessimi risultati. Divoratore di pizza, appassionato e ossessionato da ogni tipo di statistica, studio Comunicazione ma odio comunicare.
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