Candy Crush Saga, ovvero: lo Zen e l’arte di videogiocare2 min read

18 Novembre 2013 Giochi -

Candy Crush Saga, ovvero: lo Zen e l’arte di videogiocare2 min read

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[divider scroll_text=”Il culo di Rubik”]
È impossibile non farsi qualche domanda davanti al successo clamoroso di Candy Crush Saga, campione in carica nella categoria dei giochi da social network.

Dopotutto non è un bel gioco. Si presenta come un puzzle game, ma la vittoria è più una questione di fortuna che di strategia. Non è neanche un gioco originale: il meccanismo di fondo è lo stesso di Panel de Pon, un titolo Nintendo risalente a diciott’anni fa, poi riproposto con minime variazioni da decine di epigoni.

Eppure Candy Crush Saga piace. Con la bellezza di 46 milioni di giocatori mensili, attualmente detiene il titolo di applicazione di Facebook più popolare, e ha trasformato la britannica King.com nell’azienda leader nel settore del social gaming.

Come si spiega, al netto del marketing, l’appeal esercitato sulle masse da questo modesto giochino? Non posso parlare per gli altri 45 milioni e 999.999 fan, ma dal mio punto di vista Candy Crush Saga è soprattutto uno straordinario strumento di meditazione.

Gli occidentali hanno spesso le idee confuse su questo concetto. Molti credono che meditare significhi impegnarsi in ponderose cogitazioni sul senso della vita, sui misteri dell’universo e così via. La verità è l’esatto contrario: la meditazione è la ricerca del vuoto mentale, uno stato nel quale l’assenza di pensieri esclude qualunque forma di dolore.

Di norma si cerca di raggiungere il vuoto mentale attraverso la reiterazione ossessiva di formule chiamate mandala. Ma qualunque attività si può considerare come una forma di meditazione, purché sia ripetitiva e prolungata nel tempo.

Candy Crush Saga, con quei livelli tutti simili e quella meccanica di gioco elementare che ti spinge a infilare una partita dopo l’altra, è un perfetto mandala videoludico. Ora che lo sapete, quando vi accusano di perdere tempo con un giochino online potete ribattere che state cercando l’illuminazione zen.

State solo attenti a non esagerare. È di questi giorni la notizia di un ventiseienne italiano che avrebbe perso lavoro e fidanzata proprio a causa della sua ossessione per Candy Crush Saga. Morale: basta poco per passare da illuminato a fulminato.Candy Crush Saga

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Classe 1975, è laureato in Lettere. Lavora come editor in campo letterario, televisivo e cinematografico. Vive con la sua famiglia a Segrate, in provincia di Milano.
2 Commenti
  1. Agu

    Stento a comprendere il successo di CCS, ma apprezzo la sua reinterpretazione in chiave mandala.

  2. Paolo Dell'Oca

    Pur avendo capito esattamente di che tipo di gioco si trattasse, iniziai a giocarci per provare a comprendere il segreto di tale viralità.Non ho ancora veramente smesso.Non ho ancora veramente compreso.

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