Can you eat Mushroom?4 min read

26 Novembre 2013 Cultura -

Can you eat Mushroom?4 min read

Reading Time: 3 minutes

MushroomAspettavo il pretesto, una spinta reale, non solo immaginata. È arrivata oggi, quando meno pensavo mi avrebbe cercata e trovata per giunta! Certe volte basta andare anche di poco contro la nostra volontà indolente, sbagliare di poco la mira rispetto a quello che si credeva di dover fare, andare incontro all’imprevisto senza dargli troppe connotazioni, disattendere le proprie aspettative, accogliere la leggera perdita del baricentro. E solamente stare a vedere che succede. In fondo, non sono forse questi gli esperimenti? Non importa se di scienze o filosofia, è l’esperimento applicato all’esistenza quotidiana.

Prendete me oggi, ad esempio: fuori addirittura la pioggia fa l’indecisa, non sa bene se schiantarsi a terra o fermarsi allo stato di nebbia, figuriamoci io, con la scarsa predisposizione alla vita socialmente condivisa che mi ritrovo, quanta voglia ho di infilare un passo dietro l’altro. Eppure devo uscire, devo perché ho una roba noiosa da fare, che va fatta assolutamente se sei dentro il sistema, tipo pagare le bollette o comprare la carta igienica. E così mi ripeto i vantaggi che trarrò da questo mio gesto quasi eroico, e penso che finalmente potrò tornare a fare il pirata depredando più torrent del più famelico dei nerd, riflessione questa che da sola già mi permette di vestirmi e avviarmi alla porta. Ci vuole così poco? direte voi. No, vi assicuro che tornare a surfare liberamente nell’illegalità del web mi dà più libertà di quanta ne avrebbe avuta Giovanna D’Arco se fossero intervenuti i pompieri!

Prendo il lettore mp3, si tratta di fare poche centinaia di metri ma è sempre meglio se lui viene via con me, è come il prolungamento delle mie orecchie, andarmene in giro per Roma senza di lui mi fa spesso sentire mutilata. In più c’è che mi aiuta a stravolgere i connotati dell’impervio gioco sociale, rendendolo spassoso o quantomeno insolito, come sempre dovrebbe essere percepito, in fondo, per non esserne inghiottiti e mal digeriti. Così ti capita di vivere pezzi di microcosmi che senza quell’aggeggio infilato nelle orecchie sarebbero rimasti sconosciuti. Ed è quello che mi è successo oggi. Vado dove devo andare, faccio quello che devo fare, mi giro e torno indietro verso casa. I brani s’inseguono a caso da un orecchio all’altro. Svolto al primo angolo e svolta anche il pezzo successivo.

Un pezzo dei Can, inconfondibile, Mushroom. Estraniarmi è meno di un secondo. Noto ogni particolare, come l’ascoltassi per la prima volta. Saranno non più di quattro minuti, quasi nulla per gente che ha imbastito brani cosmici da venti minuti e oltre. Eppure c’è tutto e tutto è al posto giusto. I ritmi ossessivi, tanto cari al kraut-rock cui i nostri vengono irrimediabilmente assimilati; la perfetta dissonanza della voce che sa quando è il caso di stare a guardare le allucinazioni collettive di cui essa stessa è succube e quando invece è necessario irrompere per spezzare l’andamento oscillatorio che si è impossessato di chi ascolta come di chi suona, farli riemergere da quello stato di trance per poi ricostruirne uno nuovo, sebbene identico, poco più in là.

Mushroom. E, anche se non me ne vado in giro strafatta di funghetti com’era per questi sperimentatori della psiche, sento che l’alterazione dei sensi ha avuto inizio. Scatta il repeat, imbocco strade sbagliate, solo per prolungare l’ascolto che in questa congiunzione precisa di tempo e spazio mi dà sensazioni che so che non ritroverò poi altrove in un altro momento. L’alterazione continua, la mia attenzione è rapita da quelle pennellate dense di suono che sembrerebbe di violino ma che credo sia il risultato di miscugli da drum machine.

Ed è qui che uno dei cinque sensi trova il modo per annientare gli altri, sostituirsi a loro, e tutto si riunisce sotto il dominio del tatto, sovrano assoluto della mia esistenza per i quattro minuti a venire. Olfatto, vista e gusto sono talmente schiavizzati che non ricordo più di averli, l’unico a resistergli è l’udito, ma tra loro non esiste conflitto, solo un lento e inesorabile soccombere dell’uno all’altro, come in una danza tra l’amante e l’amata riluttante: l’amata fugge, non vuole concedersi, ma l’amante insiste, la insegue, persevera finché all’amata non resta che arrendersi al suo giogo, meraviglioso e spietato.

Così, in me, il suono si è arreso al tatto, unendosi ad esso in un amplesso tra due sensi che non trovano quasi mai il modo di incontrarsi, arrivando a farmi sentire il suono incarnato, capace di avvolgermi dentro un abbraccio invisibile ma pieno di tutte le braccia della terra.
Aspettavo il pretesto, per tornare a scrivere e per inaugurarmi con chiunque si trovi a leggere questa specie di guazzabuglio per scovarci qualche spunto nuovo o qualche rinnovata intuizione.
Che la danza abbia inizio.

CONDIVIDI

Nasco nel 1986, ma capita ancora che mi chiedano la carta d'identità anche per prendere in prestito libri in biblioteca. Ho un grosso problema con la finitudine delle cose: con i libri (mi capita di leggerne anche quattro contemporaneamente) come con l'università, iscritta a Lettere a Bologna, lascio a nove esami dalla fine per dedicarmi all'altra mia passione, la fotografia, che mi riporta qui a Roma, dove la studio da tre anni. Qui dentro vi racconterò di me attraverso la musica, la Dea astratta e carnale della mia vita.
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Iscriviti alla niusletter e resta aggiornato

Lascia la tua email qui sotto e rimani aggiornato con le ultime novità dal Blog di Le Nius
Puoi annullare l’iscrizione in qualsiasi momento facendo clic sul collegamento nel footer delle nostre e-mail. Per informazioni sulle nostre pratiche sulla privacy, trovi il link qui sotto.

Su cosa Vuoi Rimanere Aggiornat*?

Scegli lo scopo per cui vuoi ricevere le nostre Niusletter. Scegli almeno un’opzione per permetterci di comunicare con te

TORNA
SU