Cambiamenti climatici: nutrire la popolazione è la sfida del futuro2 min read

29 Maggio 2014 Ambiente -

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Cambiamenti climatici: nutrire la popolazione è la sfida del futuro

Nutrire una popolazione mondiale in forte crescita in un clima che cambia rappresenta una grande sfida per le società umane: è necessario garantire alti rendimenti delle coltivazioni all’interno di scenari agricoli mutati dal global warming e valutare le prospettive della sicurezza alimentare.

Ma cambiare non è facile, le più allarmanti proiezioni del report dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) chiariscono ciò che avevano ipotizzato tanti altri studi: il futuro dell’agricoltura – dalla fame nel mondo al vostro conto dal droghiere, è entrato in un circuito insostenibile. Come ha detto il Segretario Generale dell’ONU Ban-Ki Moon in modo un po’ più educato all’inaugurazione dei primi incontri per il report dell’IPCC nello scorso settembre:

Il caldo si fa sentire. Dobbiamo agire

Il nuovo studio “A meta-analysis of crop yield under climate change and adaptation”, pubblicato su Nature Climate Change da un team di ricercatori di Australia, Columbia, Gran Bretagna ed Usa, dimostra che gli impatti del cambiamento climatico porteranno a perdite più pesanti delle rese globali di quanto precedentemente creduto. Lo studio fa parte dei documenti utilizzati direttamente dal Working Group II dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) nel quarto Assessment Report pubblicato lo scorso mese.

Cambiamenti climatici: nutrire la popolazione è la sfida del futuro

Cambiamenti climatici: nutrire la popolazione è la sfida del futuro

Secondo il report le precedenti meta-analisi hanno sintetizzato gli impatti dei cambiamenti climatici e il potenziale adattativo in funzione della temperatura, ma non hanno esaminato l’incertezza, la tempistica degli impatti, o l’efficacia quantitativa dell’adattamento. Per questo il team internazionale ha sviluppato un nuovo data set con più di 1.700 simulazioni pubblicate per valutare l’impatto dei cambiamenti climatici sui rendimenti e l’adattamento delle colture ed è arrivato alla conclusione che

Senza adattamento, le perdite nella produzione aggregata sono attesi per frumento, riso e granturco nelle regioni temperate e tropicali con 2° C di riscaldamento locale. Con adattamenti a livello di coltivazione i rendimenti simulati aumentano in media del 7-15%, con adattamenti più efficaci per il grano e il riso che per il mais. Le perdite di rendimenti saranno di maggiore entità per la seconda metà del secolo rispetto alla prima

Le diminuzioni delle rese nella seconda metà del secolo saranno più forti nelle regioni tropicali che nelle regioni temperate, ma gli scienziati avvertono che “Anche un riscaldamento moderato può ridurre la resa delle colture in molte località temperate”.

Anche se si sa meno circa la variabilità inter annuale che sui rendimenti medi, i dati disponibili indicano che è probabile l’aumento della variabilità dei rendimenti. Così come non ci sono atei in trincea, ci sono pochi scettici del cambiamento climatico tra coloro che coltivano il cibo del mondo, se non nessuno. Un report pubblicato la scorsa settimana dal gruppo Oxfam ci avverte che il riscaldamento globale potrebbe prolungare la lotta contro la fame nel mondo per decenni, mettendo a rischio la vita di altri 50 milioni di persone. Il mondo “è assolutamente impreparato” per l’impatto sul cibo.

Immagine| www.inspirationgreen.com| crosscatholicblog.com

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Fondatore di Climalia, prima società italiana di servizi climatici per la resilienza territoriale. Collabora con il Kyoto Club come responsabile della cooperazione internazionale e come esperto di politiche di adattamento ai cambiamenti climatici. Consulente del Ministero dell’Ambiente, Acclimatise UK, AzzeroCO2 e Commissione Europea.
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