Bruxelles: l’Impero delle finestre2 min read

12 Gennaio 2015 Viaggi -

Bruxelles: l’Impero delle finestre2 min read

Reading Time: 2 minutes
Bruxelles-finestre
@thomasronchetti.net

A una prima occhiata turistica Bruxelles sembra una città basata su un ossimoro: la misura d’uomo dei giardini, dei laghetti, dei bar e dei negozi da un lato e per contro i vialoni trafficati di auto di rappresentanza, le vetrine del lusso e la city di vetrocemento della real politik europea.

Orientando la camminata per i quartieri residenziali, appena fuori dal centro storico, ammirandone le costruzioni dalle linee fiamminghe e lo stile minimal nordico, si è colpiti dalla materializzazione di una presenza quotidiana ben visibile, eppure impalpabile: la luce.

Non che Bruxelles stessa sia favorita da un meteo soleggiato costante, ma perché, proprio in assenza di questo, il gusto dei suoi abitanti si è orientato verso la valorizzazione della luce naturale, nell’uso di finestre spropositatamente ampie rispetto ai canoni mediterranei. Quasi a testimoniare il desiderio di rubare ed addomesticare tutti i possibili riverberi e rimbalzi di fotoni che il cielo invernale può regalare.

Bruxelles: l’Impero delle finestre

Preso a metà tra la curiosità morbosa di cogliere domestici dettagli attraverso le vetrate e l’imbarazzo di essere additato come un guardone, anche la camminata diventa un ossimoro: veloci colpi d’occhio e fulminei movimenti della testa su un passo dal ritmo cadenzato e domenicale.

Chissà se lo stesso desiderio o impulso ha inconsciamente guidato René Magritte mentre imbelliva di oli colorati la tela poi titolata “L’impero delle luci”, il ricordo più forte dal museo a lui dedicato, anch’essa basata su un ossimoro di luce, come spiega l’artista:

«Nell’ “Impero delle luci” ho rappresentato due idee diverse, vale a dire un cielo notturno e un cielo come lo vediamo di giorno. Il paesaggio fa pensare alla notte e il cielo al giorno. Trovo che questa contemporaneità di giorno e notte abbia la forza di sorprendere e di incantare. Chiamo questa forza poesia».

Bruxelles-finestre-Magritte
@kigeiblog.myblog.it/

CONDIVIDI

Non è forse la vita una serie d'immagini, che cambiano solo nel modo di ripetersi? Da un po' a questa parte cerco di smentire categoricamente questa citazione, attraverso questa: fare denaro è un'arte. Lavorare è un'arte. Un buon affare è il massimo di tutte le arti. Non è che ci riesca molto a diventare milionario, ma mi diverto, perché in fondo, come lo stesso autore conferma, inconsapevolmente sfruttando Hegel: la più eccitante attrazione è esercitata da due opposti che non si incontreranno mai. Non è che impazzisca per Hegel, Warhol o le citazioni. Quello che mi piace fare lo trovate su thomasronchetti.net
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

TORNA
SU