Bambini e pandemia: cosa hanno vissuto e cosa ricorderanno?2 min read
Reading Time: 2 minutesArché è una fondazione che offre servizi di supporto e cura per bambini e famiglie vulnerabili, accompagnandole nella costruzione dell’autonomia sociale, abitativa e lavorativa. Nella sua mission figura anche la promozione di una cittadinanza attiva e solidale. Per questa ragione ha ideato questo progetto insieme alla redazione di Le Nius: una serie di articoli su temi al centro del dibattito sociale e politico.
Il 14 settembre riapriranno le scuole. Alcuni centri estivi sono già in svolgimento e, poco alla volta, se i contagi non torneranno a salire, riprenderanno tutte le attività extra scolastiche sospese durante il lockdown.
Una boccata d’aria per i bambini, ma anche una fase delicata in cui è necessario trovare un bilanciamento tra il bisogno di tornare a incontrarsi e quello di scongiurare una nuova ondata di contagi.
Negli ultimi cinque mesi tutto è successo in fretta. Da inizio marzo, quando hanno chiuso le scuole, i bambini – e gli adulti – si sono trovati chiusi in casa ad affrontare situazioni nuove, impensate e talvolta difficili.
Hanno vissuto la sparizione delle ritualità quotidiane, tanto importanti soprattutto per i minori più fragili. Da un giorno all’altro non hanno più potuto vedere gli amici e gli affetti esterni alla famiglia. Hanno sperimentato un modo nuovo – talvolta confuso – di fare scuola attraverso uno schermo.
Le disuguaglianze si sono acuite, penalizzando coloro che già vivevano situazioni difficili, dovute ad assetti familiari precari, povertà economica e culturale, carenza di strumenti digitali, spazi ristretti e condivisi nelle abitazioni. Per alcuni ci sono stati dei lutti, persone care che non hanno potuto salutare.
Più di tutto, forse, si sono ritrovati ad affrontare l’incertezza e la paura negli occhi degli adulti di riferimento, malgrado i loro buoni propositi nel rassicurarli e proteggerli. Nessuno può davvero conoscere l’impatto che la pandemia avrà sui bambini a livello psicologico, sociale e culturale. L’emergenza non ci ha permesso altro che correre ai ripari, facendo del nostro meglio per contenere i danni.
Ora, però, è tempo progettare il futuro più immediato, ricordandoci che i bambini non sono solamente esseri indifesi da proteggere, ma persone con risorse e bisogni di cui tenere conto.