Alexis Tsipras a Ballarò: come non fare un’intervista4 min read

7 Maggio 2014 Politica Politica interna -

Alexis Tsipras a Ballarò: come non fare un’intervista4 min read

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alexis-tsipras-a-ballaròAlexis Tsipras arriva a Ballarò dopo un servizio impietoso sugli scambi di insulti fra i tre leader della politica italiana (e tra di loro e il resto del mondo, sindacati, giornalisti e cantanti compresi), un profluvio di ebetini, sciacalli, dittatori vari ed eventuali. Battute a ritmo serrato fra comunicati, tweet, blog, interviste ad personam.

Il leader di Syriza parla da Atene con un orribile (e colpevole) differita che, sommata ad una traduzione che sembra sempre troppo lenta, rende il tutto quantomeno surreale, con un Floris costretto a fare le sue domande mentre ancora il candidato alla presidenza della Commissione UE sta argomentando le sue posizioni. Floris che lascia parlare Tsipras per qualche minuto per poi tagliare il collegamento.

Così ha commentato l’ufficio comunicazione dell’Altra Europa per Tsipras:

Abbiamo lavorato un mese e mezzo per portare Alexis Tsipras a Ballarò, coordinandoci quotidianamente sia con la redazione del programma che con l’ufficio stampa del nostro candidato presidente, che sta in Grecia. E ieri sera loro gli hanno concesso 5 minuti e 35 di “intervista” in collegamento, mozzandogli le frasi, parlandogli sopra e facendogli 4 domande in croce. Per noi, questo è un affronto alla Lista, al nostro lavoro e allo stesso Tsipras. Questo, non è giornalismo. È propaganda.

Ora attendiamo la risposta di Floris, che ieri sera non ha fatto una grande figura. Lasciare parlare pochi minuti un candidato alla Presidenza per tornare in studio a sentire per l’ennesima volta i pensieri di Pierluigi Battista è una distorsione informativa grave e tutta italiana.

Alexis, a differenza dei protagonisti italiani di questa campagna elettorale, parla di Europa, di un progetto politico chiaro e, soprattutto, alternativo di Unione. Dall’uscita dal modello di sviluppo neoliberista al rifiuto ricette della Trojka fino alla creazione un’asse tra i Paesi mediterranei (i così detti Pigs) capace di opporsi allo strapotere tedesco. Un progetto lontano sia dall’appiattimento (con diverse sfumature) sullo status quo di PSE e PPE sia dal composito, contraddittorio ma potente euroscetticismo montante.

Il problema è che, sarà la differita, sarà il Partenone alle spalle, sarà che si parla di neoliberismo, società civile, sinistra, l’effetto agli occhi di chi è ormai abituato al dibattito “politico” italiano fatto di battute in 140 caratteri, slide, tempi televisivi, nomi storpiati, è a metà fra le critiche cinematografiche notturne di Enrico Ghezzi e quelle interviste impossibili fatte da Vittorio Sermonti ai vari personaggi del passato, sospese fra la nostalgia dell’antica grandezza e la presa in giro di ciò che la storia aveva sconfessato.

Forse l’Italia non è un Paese per Greci o, più probabilmente, non siamo più abituati a ragionare con criteri che il fallimento dell’ultima grande utopia altermondista sembra aver reso obsoleti. La sconfitta dei social forum è stata anche, in Italia, la sconfitta definitiva dei partiti di sinistra, dei sindacati, di quel poco di socialista che sopravviveva nel partitone figlio e poi nipote del PCI, stretti ormai fra il populismo “del fare” renziano e quello “dell’insultare” grillino. E certo la presenza in studio a Ballarò del candidato Casarini non aiutava a superare il trauma.

Viene da pensare a quanti si sono lamentati, in questi giorni, del fatto che i media dessero più spazio al fondoschiena della Bacchiddu che ai contenuti messi in campo dalla lista Tsipras, senza sapere che probabilmente era meglio così, un po’ perché i nostri media non sono fatti per ospitare contenuti (e quando lo fanno, lo fanno in differita) e un po’ perché in realtà alla maggior parte di noi dei contenuti frega poco, impegnati come siamo a commentare su facebook o su twitter l’ultima uscita della Picierno, l’ultima gaffe di un deputato grillino, le gesta di Genny a’Carogna.

A tutto questo bisogna aggiungere che i problemi di collegamento dall’estero sono sembrati la punizione divina (o più prosaicamente di viale Mazzini) per contrappasso alla scelta della sinistra italiana di un leader d’importazione, l’unica forse capace di federare forze e movimenti altrimenti litigiosi secondo la logica del “re straniero”.

Per tutti quelli che non vogliono appiattirsi sulle opposte tifoserie renziano-grilline la lista Tsipras appare comunque come l’unica alternativa al non voto. Ciononostante per superare il 4% servirà audacia e fortuna, molta di più di quella già mostrataci dalla Bacchiddu.

Immagine| Altra Europa

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Quest'anno ho fatto il blogger, il copywriter, il cameriere, l'indoratore, il web designer, il dottorando in storia, il carpentiere, il bibliotecario. L'anno prossimo vorrei fare l'astronauta, il rapinatore, il cardiochirurgo, l'apicoltore, il ballerino e il giocatore di poker prof.
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