20 album rock che compiono 50 anni nel 201734 min read
Reading Time: 23 minutesPer chi ama il rock il 2017 non è un anno qualsiasi. È l’anno in cui molti album che abbiamo ascoltato e amato raggiungono il rotondo traguardo dei 50 anni.
Le eredità sonore del 1967 sono rintracciabili fino ai nostri giorni e in quegli intensi dodici mesi debuttano artisti e band che segneranno i decenni successivi: Doors, Pink Floyd, Velvet Underground, Jimi Hendrix, David Bowie, Janis Joplin, Leonard Cohen, Cat Stevens, Van Morrison, Procol Harum.
È l’anno in cui, tra gli altri, i Beatles incidono un disco leggendario all’apice della loro creatività, gli Stones strizzano l’occhio al pop e alla psichedelia, Neil Young cerca ancora la sua strada musicale e Dylan ritorna sulle scene con sound acustici.
È l’anno in cui si affacciano molte tensioni politiche e sociali che esploderanno nel 1968 e che cominciano a pervadere anche la musica che, a partire dagli Stati Uniti, vive il passaggio da una stagione di sogni e speranze a una di violenza e contestazione.
In Europa il benessere acquisito e l’effervescenza della scena culturale londinese favoriscono la nascita e il consolidamento di una generazione di artisti unica e forse irripetibile.
In Italia si sono già fatti sentire i primi vagiti beat, e dietro alla moda dei “capelloni” in pochi intravedono il manifestarsi di una nascente consapevolezza politica. Nel 1967 tutto sembra ancora sopito, ma la musica comincia a muoversi in quella direzione, con l’esordio di due cantautori destinati a occupare un posto d’onore nella cultura italiana: Fabrizio de André e Francesco Guccini.
Proviamo a sintetizzare tutti questi movimenti, musicali, sociali, politici, in 20 album rock che compiono 50 anni nel 2017. Dischi che alla loro età ancora sanno parlarci ed emozionarci.
20 album che compiono 50 anni nel 2017
1. Between the Buttons – The Rolling Stones
https://www.youtube.com/watch?v=-YJXfcndyvU
Odio quel disco del cazzo
dirà vent’anni dopo Mick Jagger. Il tono smaccatamente pop di Between the Buttons lo ha sempre disturbato, ma è grazie a questi pezzi – e a quelli del disco precedente – che gli Stones diventano gli idoli di milioni di giovani fan.
Le canzoni vendono, i concerti sono sold out e a poco più di 24 anni i cinque ragazzi inglesi possiedono già ville e auto e flirtano apertamente con droga e alcool. Brian Jones è ancora la mente creativa del gruppo, ma la sua lucidità sta gradualmente svanendo.
Le sonorità dell’album ammiccano a quella fascia di pubblico in cerca di easy listening e melodie accattivanti: le canzoni sono effettivamente notevoli e orecchiabili, con riff e chitarre in stile Kinks, ma nulla a che vedere con il tirato rock-blues degli anni a seguire o con la complessità e i ricami sonori di Their Satanic Majesties Request, l’album che uscirà alla fine dello stesso anno e che aprirà e chiuderà l’esperienza degli Stones con la musica psichedelica.
Di fatto, Between the Buttons segna la fine di una fase della band: lo scarso controllo sulla produzione discografica e sulla carriera produce, per lo stesso album, due setlist differenti nel Regno Unito e negli Stati Uniti. La versione americana, contrariamente a quella inglese, contiene l’ammiccante e travolgente Let’s Spend the Night Together e Ruby Tuesday, una delle migliori creazioni pop della coppia Jagger-Richards.