Ai Weiwei a Firenze: non solo gommoni a Palazzo Strozzi3 min read
Reading Time: 3 minutesAnnunciata dalle grandi polemiche sui gommoni appesi alle pareti del più bel palazzo rinascimentale di Firenze e forse di tutta Italia, inaugura la prima retrospettiva mai realizzata in Italia dedicata al controverso e provocatorio artista cinese Ai Weiwei.
Chi è Ai Weiwei?
Ai Weiwei è sicuramente il più conosciuto artista cinese famoso non solo per la spettacolarità delle sue creazioni, ma per l’intenso attivismo politico che lo coinvolge a difesa e a memoria di tutti i dimenticati al mondo. Le sue opere infatti, da sempre spinte da un radicale e convinto attivismo politico e sociale, attraverso la loro spettacolarità tendono a non far perdere di vista le ingiustizie sociali, le tragedie facilmente omologabili o rimosse.
Se molti lo ricordano come l’autore, insieme agli architetti Herzog & De Meuron, del celebre nido, lo stadio di Pechino sede dei giochi olimpici del 2008, non va assolutamente dimenticato il suo impegno artistico nella ricerca documentativa sui nomi delle migliaia di vittime del terremoto che il 12 maggio 2008 rase al suolo il Sichuan. La precarietà delle strutture ospedaliere e degli edifici scolastici, da lui denunciati come “le scuole tofu” costruite con materiali scadenti e le palesi responsabilità del corrotto governo locale, portò alla realizzazione del progetto So sorry e in contemporanea alla decisione da parte del governo di oscurare il suo blog (su cui lui e gli assistenti pubblicavano quotidianamente nome e cognome delle vittime) e all’arresto nel 2011. Tutti questi fatti sono documentati nel celebre documentario di Alison Klayman “Never sorry”.
Ai Weiwei sbarca finalmente a Firenze
Anche nella rassegna di Firenze (curata da Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi) Ai Weiwei lancia la sua provocazione, impadronendosi dell’intera struttura del celebre Palazzo rinascimentale, che da luogo ospitante si trasforma in iconica struttura portante dell’intero progetto. I 22 gommoni ancorati in continuità formale alle finestre ad arco del palazzo, quasi a evidenziare la necessità di un nuovo sguardo attraverso, si innestano in continuità all’impegno civile dell’artista cinese, i cui progetti sono totalmente dedicati ai recenti movimenti migratori forzati da cause politiche ed economiche e le cui dinamiche vengono comunemente osservate solo attraverso le conseguenze tragiche, dimenticandosi delle reali cause e delle sensibili connivenze di chiunque con esse. Ricordiamo i 15.000 giubbotti di salvataggio che avvolgevano le colonne della Konzerthaus di Berlino assolutamente non diversi dai 9.000 zainetti che nel 2009 coprirono la Haus der Kunst di Monaco in occasione del progetto So sorry e che scatenarono la reazione del governo cinese che poi portò all’arresto e all’internamento per 81 giorni.
Cosa vedremo di Ai Weiwei?
La rassegna fiorentina, che chiuderà il 22 gennaio del 2017 si chiama volutamente Libero, non solo perché dal 2015 Ai Weiwei è ritornato in possesso del suo passaporto, ma anche perché l’artista cinese continua a portare la sua denuncia in giro per il mondo, utilizzando liberamente (in senso etico e pratico) lo spazio urbano e architettonico senza deturparlo (nonostante le prevedibili rimostranze di chi urla al sacrilegio), ma arricchendolo di segnali e memoria.
L’ esposizione di Palazzo Strozzi si caratterizza quindi non solo per l’esposizione di opere e progetti che hanno tracciato il percorso artistico di Ai Weiwei, ma è arricchita da progetti legati al luogo e alla città ospitante: Reframe, 22 gommoni per la facciata di Palazzo Strozzi, quattro ritratti di dissidenti della storia fiorentina eseguiti coi mattoncini LEGO in prosecuzione alle serie già mostrate in eventi precedenti di ritratti di oppositori e dissidenti. La rassegna coinvolge altri spazi della città: l’installazione Surveillance Camera inserita all’interno degli Uffizi e in esposizione presso il Mercato Centrale, la provocatoria Study of perspective, una serie di fotografie; il famoso dito medio rivolto prospetticamente verso monumenti dall’evidente portata iconica e simbolica.
La rassegna si annuncia assolutamente come una bella provocazione a cui non potete rinunciare, dove l’opera d’arte diventa un’occasione per aprire dibattiti e discussioni che possono finire anche nel bar sotto casa. Perchè alla base dell’opera di Ai Weiwei c’è un’umanità intera in perenne balia di eventi naturali e politici e quello che vuole dirci è che volenti o nolenti ci siamo anche noi.