Accordo cambiamenti climatici Cina-USA: the game changer5 min read

18 Novembre 2014 Ambiente Politica -

Accordo cambiamenti climatici Cina-USA: the game changer5 min read

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Accordo cambiamenti climatici Cina-USA

Sono passati alcuni giorni dall’annuncio dell’accordo storico sulla lotta ai cambiamenti climatici raggiunto dai presidenti di Cina e Stati Uniti, per molti il tanto atteso “game changer” verso la conferenza sul clima di Parigi 2015 (COP2015). Il presidente Xi Jinping e Barack Obama hanno siglato un accordo frutto di nove mesi di trattative segrete portate avanti con grande tenacia dall’amministrazione democratica americana. Ma cosa ci racconta l’accordo siglato? Due cose principalmente: la positiva, che le più grandi economie del mondo sono disposte a lavorare insieme sui cambiamenti climatici, la negativa, che le teorie delle compensazioni nelle relazioni internazionali si attuano eccome.

Per noi scienziati del clima quest’accordo segna un punto di svolta, per la prima volta gli Stati Uniti d’America si assumono un impegno a livello internazionale per la lotta ai cambiamenti climatici – ricordiamo che gli USA sono l’unico paese al mondo a non aver mai sottoscritto il Protocollo di Kyoto cosa che invece hanno fatto Cina e Russia, per esempio. La comunanza di intenti al 2030 porta anche nuova speranza per le trattative in corso sul post-Kyoto che si spera di firmare a Parigi 2015. Gli obiettivi prefissati dai due paesi si allineano perfettamente con gli obiettivi timidi dell’Unione Europa al 2030 e sembrano quindi essere la base per i futuri accordi.

Questo è un serio impegno internazionale tra i due pezzi grossi

ha detto Li Shuo, ricercatore per le politiche climatiche di Greenpeace Asia orientale. Eppure, molte domande circondano i piani della Cina, enunciati dal presidente Xi Jinping a fianco del presidente Obama dopo mesi di trattative. In sostanza, ci si chiede se gli accordi raggiunti siano adeguati all’emergenza climatica –i primi scenari presentati ci dicono che comunque non sarebbe sufficiente per limitare la crisi climatica- e come essi verranno implementati, se intervenendo sulla CO2 o sull’intensità energetica del PIL, ovvero su un minor consumo di energia per unità di PIL senza far distinzioni sulle fonti energetiche utilizzate.

In altri termini si continuerebbe ad usare carbone per la Cina e Gas Naturale da fracking per gli USA. Mr.Xi ha dichiarato che la Cina vuole frenare il rapido aumento nelle emissioni di anidride carbonica, in modo che si possa limitare il raggiungimento del picco “intorno al 2030” e poi mantenerlo costante o iniziare a farlo diminuire. Per far questo ha promesso che il 20% dell’energia della Cina sarà rinnovabile.

Accordo cambiamenti climatici Cina-USA

Accordo cambiamenti climatici Cina-USA: gli sforzi cinesi per ridurre le emissioni di carbone

Gli analisti hanno detto che il raggiungimento di questi obiettivi richiederà sforzi notevoli da Pechino per frenare la dipendenza del paese da carbone e aumentare notevolmente il suo impegno per le fonti di energia che non utilizzano combustibili fossili. Molti scienziati hanno poi evidenziato come il 2030 potrebbe essere un orizzonte troppo lontano per aspettare che la Cina smetta di ridurre le sue emissioni, infatti gli accordi tra le due superpotenze permettono alla Cina di continuare ad emettere.

Il 2030 potrebbe essere tardi per il mondo per mantenere la temperatura media globale di salire sopra i 3,6 gradi Fahrenheit -2 gradi Celsius- superiore alla media preindustriale. Questo obiettivo è stato adottato dai governi di tutto il mondo ai colloqui a Copenaghen nel 2009. Quasi nessun paese ha fatto ancora abbastanza per raggiungere tale obiettivo, ma a causa delle sue dimensioni e dello sviluppo industriale, la Cina è fondamentale per ogni tentativo di arrivarci anche vicino. Ad esempio gli accordi di mercoledì prevedono per gli Stati Uniti, di emettere tra il 26% ed il 28% in meno di CO2 al 2025 rispetto al 2005.

Sulla base dei numeri del consumo di carbone attuali della Cina e di combustibili fossili negli States si potrebbe fare molto di più. Secondo molti “questo dovrebbe essere il pavimento su cui lavorare per il futuro, piuttosto che un soffitto”.

Dalla Cina emergono anche altre ragioni per cui si sia raggiunto un accordo che compensa politica interna e politica estera. Molti evidenziano come il Presidente Xi sia travolto in patria dalla rabbia dell’opinione pubblica rispetto ai livelli crescenti di smog tossico in Cina. Negli ultimi due anni, le città cinesi hanno registrato alcuni dei peggiori letture di inquinamento dell’aria in tutto il mondo, alcune stime parlano di 300mila morti che possono essere imputate all’inquinamento dell’aria.

Per affrontare il problema, i leader cinesi hanno rivolto la loro attenzione ai tagli dalla dipendenza del paese dal carbone, un pilastro principale dell’economia, ma anche una delle principali fonti di inquinamento; lo svezzamento industriale cinese off carbon non servirebbe solo per pulire l’aria, ma permetterebbe alla Cina di assumersi impegni a livello mondiale nella lotta contro il cambiamento climatico, dimostrando ancora di più la loro volontà di agire come è dimostrato dagli ingenti capitali che vengono spesi sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica. Sono il primo paese al mondo per investimenti sulle energie pulite.

Il mese scorso, l’uscente commissaria per clima dell’Unione europea, Connie Hedegaard, aveva dichiarato che l’arresto della crescita delle emissioni di anidride carbonica cinesi molto prima del 2030 “sarebbe un regalo molto importante della Cina a tutto il mondo”.

Quest’accordo è sicuramente un forte segnale di speranza per chi si impegna quotidianamente nella lotta climatica pensando globalmente e agendo a livello locale. Quest’accordo però non può non essere letto alla luce anche delle recenti evoluzioni del prezzo del petrolio –sceso da 110 dollari a 75 dollari al barile– e del riequilibrio delle leaderships nel mercato dei fossili, a proposito di sfide lanciate dai paesi arabi e dalla Russia agli Stati Uniti e alla Cina e alle trattative in corso sulla riforma del Fondo Monetario Internazionale.

Ma questa è un’altra storia che presenteremo più avanti, per il momento seguiamo con attenzione quel barlume di speranza che Obama e Xi regalano alle future generazioni di poter continuare a godersi la bellezza della natura così come l’hanno conosciuta i nostri nonni. Per un momento lasciamo spazio alla speranza di riuscire a vincere la sfida del secolo, la lotta ai cambiamenti climatici.

Immagine| Usa Today| content.time.com

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Fondatore di Climalia, prima società italiana di servizi climatici per la resilienza territoriale. Collabora con il Kyoto Club come responsabile della cooperazione internazionale e come esperto di politiche di adattamento ai cambiamenti climatici. Consulente del Ministero dell’Ambiente, Acclimatise UK, AzzeroCO2 e Commissione Europea.
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