Cosa accade oggi a Gerusalemme3 min read

31 Ottobre 2014 Mondo Politica -

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cosa accade oggi a gerusalemme

Gerusalemme Est (Occupata) continua ad essere teatro di numerosi scontri tra le forze di occupazione israeliane (IOF) e i palestinesi. Le tensioni sono però salite a partire dallo scorso settembre, e ad esser presa di mira è nuovamente la Moschea Al-Aqsa.

Già il 24 settembre le forze israeliane vietano l’accesso ai palestinesi, negando la possibilità di preghiera e permettendo solo ai coloni e agli israeliani l’ingresso. Durante il mese di ottobre, si susseguono incursioni da parte di coloni e le forze israeliane rafforzano le misure restrittive rendendo possibile l’accesso solo a determinate fasce d’età. Il 29 settembre, durante un dibattito circa le rivendicazioni ebraiche della Moschea di Al-Aqsa, il rabbino Yehuda Glick viene ferito a colpi d’arma da fuoco. Glick aveva più di una volta compiuto incursioni alla Moschea Al-Aqsa. Il palestinese presunto attentatore, Muataz Hijazi, è stato oggi ucciso.

E sempre oggi la Moschea Al-Aqsa è stata chiusa, sino a data da destinarsi. La prima volta che succede dal 1967. Adesso la tensione è molto alta, si susseguono scontri e nell’aria si diffonde l’idea di uno sciopero della fame in segno di protesta.

Le dichiarazioni del presidente Netanyahu di uno Stato Israeliano che rispetta la libertà di preghiera risultano ad oggi non corrispondere ai fatti. A Gerusalemme, i palestinesi, sia cristiani che musulmani, vengono ripetutamente negati del loro diritto di libero culto. Solitamente, mediante proibizioni arbitrarie basate su restrizione di genere ed età; e talvolta come condizione per il rilascio di detenuti palestinesi (arbitrariamente arrestati).

Ancora una volta il tutto appare inserirsi in un piano israeliano di controllo dell’intera Gerusalemme, quasi come a voler esplicitare e riaffermare la volontà di Israele di non cedere mai Gerusalemme. Continua il processo di giudaizzazione e occupazione mediante la costruzione di insediamenti illegali (colonie) che ne alterano la demografia e il paesaggio, la demolizione e la confisca di abitazioni, terreni e luoghi di culto (musulmani e cristiani). Proprio recentemente, Israele dichiara l’intenzione di voler aggiungere altre 1000 colonie oltre alle già annunciate 2600, nella Gerusalemme est. A cio’ si aggiungono le quotidiane violenze e le quotidiane umiliazioni che i palestinesi subiscono da parte dei coloni e degli israeliani estremisti di destra; tra cui rapimenti di bambini, atti vandalici alle proprietà, ai luoghi santi e veri e propri attacchi, l’ultimo la scorsa settimana nel quartiere di Silwan ha colpito centinaia di famiglie palestinesi.

Sin dall’occupazione israeliana di Gerusalemme est, nel 1967, gli attacchi israeliani alla Moschea Al-Aqsa, luogo di culto riservato esclusivamente ai musulmani, non sono una novità, più volte è stata presa di mira: le due visite nel 1986 di membri del parlamento israeliano e di estremisti ebrei erano state causa di violenti scontri; nel 1990 coloni israeliani venivano scortati dalle forze di occupazione israeliana e nel 1996 viene aperto un tunnel di accesso vicino Al-Aqsa, entrambi i casi hanno generato uccisioni di palestinesi; nel 2000 la visita di Ariel Sharon scortato da più di 1000 forze dell’ordine, è causa della seconda intifada.

La chiusura della moschea Al-Aqsa, nonché la proposta da parte del parlamento israeliano di una legge che divida in due parti la moschea, sono chiaramente azioni provocatorie che potrebbero portare ad una nuova escalation di violenze nei Territori Occupati Palestinesi e non solo. Secondo il Sunnismo, Al-Aqsa, insieme alla Cupola della Roccia costituisce l’Al-Haram al-Sharif, considerato il terzo luogo più sacro dell’Islam ed è per questo che la tensione potrebbe estendersi in un Medio Oriente già infiammato da tensioni settarie, spostando inoltre l’asse da un conflitto di tipo politico ad uno di tipo religioso.

Immagine| www.vocfm.co.za

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Ricercatrice presso l'Istituto di Studi Internazionali dell’Università Birzeit, in Palestina. Convinta sostenitrice del potenziale rivestito dalle politiche EuroMed; ha un marcato senso di appartenenza alla Regione Mediterranea.
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