A ballare al Fabric, il più grande club underground del mondo4 min read

26 Luglio 2017 Viaggi -

A ballare al Fabric, il più grande club underground del mondo4 min read

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@xxnu via VisualHunt

Poco tempo fa mi è ricapitato il link di un articolo dello scorso anno a proposito di una coppia di anziani polacchi, evidentemente appassionati della musica da ballo, che durante una vacanza a Londra si sono concessi un’uscita fino alle 5 del mattino al Fabric,  il club underground più famoso della città (e a detta di molti, anche del mondo).

Nessun errore pare: non si trattava di due fan di valzer e mazurka capitati per caso al night club di Farringdon, ma di una coppia avvezza alle uscite notturne in quel di Cracovia giunta al Fabric proprio perché alla ricerca del migliore club di Londra. I ragazzi all’interno del locale li hanno subito accolti divertiti e forse un po’ invidiosi per la verve ancora conservata dalla coppia, che come unico strappo alla regola si è concessa uno shot di tequila, per poi passare il resto della serata a bere té gentilmente offerto dalla direzione insieme ad un divanetto.

I due signori polacchi sono la dimostrazione vivente che prendere droghe sintetiche per ballare un’ora in più serve a poco, o peggio, che andare a ballare apposta per prendere qualcosa è abbastanza da idioti, a tutte le età.

Fine dello spot antidroga, direttamente da un ultratrentenne che non vuole fare la morale a nessuno ma che è contento di potere ancora andare a ballare al Fabric.

Già, perché quasi un anno fa il Fabric aveva chiuso i battenti, dopo che la licenza al locale era stata revocata. La causa è stata appunto lo spudorato uso di droghe dentro e fuori dal locale, in pista e sotto gli occhi della security. Ogni weekend qualcuno veniva portato via in ambulanza e la scorsa estate due diciottenni, a distanza di poche settimane, da quella ambulanza non sono più scesi. La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.

L’improvvisa chiusura del Fabric ha lasciato stupiti e delusi quasi tutti i frequentatori abituali, e non è passata inosservata nemmeno a Spotify, che l’ha inserita in una sua campagna pubblicitaria.

@Spotify & Business Insider

Il dibattito sull’opportunità di ritirare la licenza e di chiudere i locali in casi come questo sarebbe potuto durare all’infinito e invece nel giro di pochi mesi, grazie anche alla campagna “Save the Fabric” promossa da importanti dj e semplici frequentatori del locale, il Fabric ha riaperto i battenti a gennaio di quest’anno in una nuova versione ripulita, che semplicemente applica una tolleranza zero nei confronti delle droghe.

La differenza fra prima della chiusura e dopo la riapertura è notevole. Non c’è dubbio che si tratti di un cambiamento in meglio, perché certi comportamenti alla lunga danno fastidio a chi al massimo si trova sotto l’effetto di un gin tonic.

Io al Fabric ci sono tornato un mese fa, un venerdì sera in cui suonavano i Groove Armada. Dopo aver acquistato i biglietti sul sito del locale ho subito ricevuto una lunga mail con tutte le nuove regole comportamentali da seguire in cambio di qualche ora di grande musica da ballare: vietato l’ingresso ai minori di 19 anni, interdizione a vita dal locale se si viene trovati in possesso di droghe, per non parlare della presenza di agenti di polizia che stazionano dentro il locale fin da prima dell’apertura.

La fila per entrare è piuttosto lunga, tipo controlli di sicurezza a Heathrow il 23 dicembre; il paragone non è casuale, dato che il livello è proprio quello: metal detector, perquisizione personale a tutti (fino nel portafoglio), obbligo di svuotare le tasche dentro apposite scodelle di plastica che ti vengono fornite mentre sei in fila, richiesta di documenti e foto. Ammetto che può essere snervante (e lo è) perché in fondo stai solo andando a ballare, ma se queste sono le condizioni entro le quali è stata consentita la riapertura, si può facilmente intuire quanto fosse seria la situazione in precedenza.

Anche l’interno del Fabric ha subito qualche aggiustamento: le luci mi sono sembrate meno basse intorno ai bar e ai divani, non si vede più nessuno che barcolla con gli occhiali a specchio a centro pista e ci sono addetti alla sicurezza ad ogni angolo (per non parlare dei paramedici all’ingresso).

A rimanere immutata è rimasta la musica, sempre di livello altissimo, suonata dai migliori dj della scena londinese e non, con serate che spesso affiancano set di artisti affermati a giovani emergenti. Se capitate a Londra anche solo per un weekend e a mezzanotte non sapete che fare, ricordatevi del Fabric: a quell’ora c’è già movimento e fino alle sette del mattino siete a posto.

In una città come Londra che ha i suoi ritmi molto spesso scanditi dagli orari dei pub che chiudono presto, un giro al Fabric a tarda notte merita soprattutto adesso, in questa nuova versione che spero duri a lungo, e soprattutto in questa stagione dove fra le mille cose da fare a Londra in estate, si può anche fingere di essere a Ibiza.

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Nato in provincia nel 1981. Dopo anni passati a minacciare di farlo, finalmente si trasferisce a Londra in tempo per godersi gli Hipsters, il Royal Wedding, le Olimpiadi e la Brexit. Nel 2016 ha pubblicato il romanzo “novantaquattro” per la Nativi Digitali Edizioni.
2 Commenti
  1. Deejay SpN

    Non esiste Ibiza senza Franko Moiraghi!

    • Matteo Giordano

      Assolutamente! Ecco perchè spero che un giorno Franco venga a portare un po' di Ibiza a Londra...

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