Le 10 cose migliori di Obama da presidente degli Stati Uniti6 min read

17 Ottobre 2016 Mondo Politica -

Le 10 cose migliori di Obama da presidente degli Stati Uniti6 min read

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10 cose migliori di Obama

Il prossimo 20 Gennaio, Obama lascerà le redini degli Stati Uniti in mano al vincitore delle presidenziali americane del prossimo novembre. Dopo otto anni alla guida del paese è arrivato dunque tempo di bilanci per la sua amministrazione.

Abbiamo provato a mettere in fila 10 delle iniziative più incisive di Obama come Presidente degli Stati Uniti. Molti punti che affronteremo saranno ovviamente aperti a giudizi ed interpretazioni diverse e non potrebbe essere altrimenti dato il complesso contesto internazionale dei suoi due mandati.

1) La riforma sanitaria

La cosìddetta “Obamacare” è stato uno dei principali punti su cui il presidente ha insistito all’inizio del suo secondo mandato: dopo una lunga e dibattuta discussione al Congresso, gli Stati Uniti hanno avuto la loro riforma del sistema sanitario nazionale. Più di 10 milioni di americani che prima erano del tutto privi di copertura sanitaria sono oggi integrati nei programmi di tutela previsti dalla riforma. Grazie ai nuovi paletti imposti alle assicurazioni, l’aumento del costo delle cure sta rallentando sotto il controllo delle politiche federali. Vengono così curate più persone ad un costo inferiore. Tuttavia, la riforma è rimasta in parte incompiuta: fuori dalle coperture garantite rimangono ancora immigrati non regolari e i cittadini degli Stati che hanno deciso di non adottare il nuovo sistema di tutele.

2) Più strumenti di monitoraggio finanziario

Con l’approvazione di una serie di criticatissime norme per il controllo e la catalogazione degli istituti finanziari, l’amministrazione Obama è riuscita a creare diversi strumenti di monitoraggio per il mercato finanziario americano. Fra questi, facciamo riferimento all’elenco SIFI (systemically important financial institutions), le cui aziende iscritte hanno particolari vincoli federali restrittivi per ottenere l’accesso agli aiuti economici da parte dello stato, e il Consumer Financial Protection Bureau, agenzia creata nel 2011 con l’obiettivo di tutelare i cittadini che hanno contratto prestiti a condizioni particolarmente svantaggiose o addirittura irregolari.

3) Attenzione all’ambiente

Il dibattito sulla green economy non è mai stato tanto acceso all’interno della politica americana, anche grazie alla spinta di Obama. Nel corso del suo secondo mandato, il Congresso è addirittura arrivato a discutere una rivoluzionaria norma sulla regolamentazione sull’emissione di gas serra. Tuttavia, con la vittoria dei repubblicani alle elezioni di metà mandato, la proposta di legge è stata del tutto affossata in aula. L’esecutivo è comunque riuscito ad attribuire nuovi poteri all’EPA (agenzia governativa per la protezione ambientale) e ad aumentare la produzione di energia solare ed eolica a livello nazionale.

4) Diritti civili

La sentenza della Corte Suprema sui matrimoni gay del 2015 rappresenta il culmine di un lungo percorso di maturazione della società americana, promosso anche dallo stesso Obama. Già nella campagna del 2008 il presidente si era schierato a favore delle unioni civili e durante il suo mandato aveva già concesso diversi benefici sociali ai partner degli impiegati federali omosessuali. Un’apertura presa probabilmente come riferimento anche dalla Corte Suprema nella formulazione della storica sentenza.

5) Uno Stato più interventista

Durante i suoi mandati, Obama ha portato avanti politiche keynesiane nell’economia americana. La già citata riforma sanitaria, l’aumento dei salari minimi dei dipendenti del governo federale e il massiccio intervento da 20 miliardi per salvare l’industria automobilistica americana sono solo alcuni degli esempi più eclatanti. Vi sono state anche diverse riforme nel mondo del lavoro, con la modifica di molti contratti, la detassazione sull’occupazione e diversi investimenti sulle nuove tecnologie. Secondo alcuni, Obama sarebbe riuscito nel suo intento di ridurre le disuguaglianze all’interno della società americana grazie all’utilizzo intelligente della spesa pubblica.

6) Il dibattito sulle armi

Il più grandi rimpianto di Obama sarà di non essere riuscito a dare una nuova regolamentazione restrittiva sulla vendita delle armi da fuoco. Dopo i tristi episodi delle sparatorie dell’ultimo anno, la volontà del presidente era quella di dare nuove regole che limitassero il possesso e la diffusione delle armi fra determinate categorie di cittadini. A causa delle pressioni delle lobby e il controllo dei repubblicani sul Congresso, la legge sul gun control è rimasta solo un sogno. Tuttavia, Obama è riuscito a far entrare il tema della sicurezza nel dibattito elettorale e la candidata democratica Hillary Clinton ha incluso nel suo programma una voce che riguarda proprio la regolamentazione della vendita delle armi da fuoco.

7) Democratici più progressisti

Molti osservatori americani hanno evidenziato come l’influenza di Obama abbia spostato l’intero asse democratico verso una linea più progressista. I senatori più influenti di tutto il partito, fra cui ricordiamo il “socialista” Bernie Sanders, mantengono posizioni vicine alla linea di Obama e anche molte voci dei programmi dei candidati alle primarie sposano un pensiero più progressista. Basta citare alcune proposte fatte dalla stessa Hillary Clinton: l’aumento dei minimi salariali, l’asilo garantito per tutte le famiglie, l’aspettativa per motivi di famiglia pagata o ancora la revisione della politica della “carcerazione di massa” promossa proprio dal marito Bill, molto più spostato verso posizioni centriste.

8) Miglioramento dei rapporti con l’Iran

Per quanto le posizioni assunte sulla politica estera rappresentino secondo molti il punto più criticabile di Obama, la gestione dei delicati accordi sul nucleare per l’Iran merita un discorso a parte. Dopo anni di “guerra fredda” e tensioni diplomatiche, nel 2015 Washington è giunta ad un accordo con Teheran che offre ad entrambe le parti le dovute garanzie. Il Paese degli ayatollah, che considerano gli Stati Uniti come il Grande Satana, è sceso a patti col nemico storico, avendo trovato un interlocutore all’altezza e non chiuso nelle sue posizioni prettamente ideologiche. Piogge di critiche sono piovute su Obama a causa dell’accordo, in primis in patria da parte dei repubblicani, ma anche dagli alleati storici di Israele per bocca del Primo Ministro Netanyahu. Siamo comunque di fronte ad un risultato diplomatico storico, anche se le sue implicazioni nei rapporti di forza in Medio Oriente potrebbero rivelarsi un boomerang per tutto l’Occidente.

9) La fine dell’embargo cubano (forse)

Dopo 53 anni di totale chiusura dei rapporti commerciali con la piccola isola caraibica, Cuba si apre al mondo e viene catapultata nel mondo contemporaneo. Con la distensione dei rapporti fra i due governi, Obama è arrivato alla conclusione che non ci fossero più presupposti evidenti per mantenere l’isolamento di Cuba. La maggior parte del popolo cubano ha accolto con grande entusiasmo l’apertura delle frontiere, godendo non poco delle novità importate dai vicini americani. Alcuni hanno osservato una vera e propria “americanizzazione” dei cittadini cubani: basti pensare che i cellulari erano prima un lusso per pochi, mentre adesso sono un bene a disposizione di tutti i cittadini. L’embargo però è ancora in vigore e il governo cubano è in attesa che gli Stati Uniti mantengano la parola data.

10) Cambiamento sociale

Secondo una riflessione dell’economista premio Nobel Paul Krugman, grazie all’esempio di Obama gli USA sarebbero diventati una nazione “più aperta e tollerante”. A dare manforte alle osservazioni di Krugman sembrano esserci i sondaggi condotti in questi anni dal Pew Research Center: analizzando le rilevazioni, è evidente come gli americani tra i 18 e i 35 abbiano una visione del mondo e della società molto più aperte e progressiste rispetto al passato. Per esempio sono più favorevoli ai garantire nuovi diritti per gli omosessuali e gli immigrati, o ancora sostengono i benefici dell’intervento statale nell’economia del Paese. È giusto obiettare che Obama potrebbe aver benissimo cavalcato l’onda di questo cambiamento piuttosto che averla promossa. Tuttavia, è innegabile che la sua elezione come primo presidente afroamericano della storia sia stata uno dei punti cardini di questa spirale di cambiamento.

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Fiorentino di nascita, Web Marketing Specialist per diletto e Nerd di professione. Si nutre di cultura pop e vive la sua vita perennemente in direzione ostinata e contraria. Per Le Nius supporta l'area editoriale, in ambito politica, e l'area social. matteo@lenius.it
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