Viaggiare Fuori Rotta: intervista a Andrea Segre8 min read

20 Aprile 2015 Società -

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Sociologo

Viaggiare Fuori Rotta: intervista a Andrea Segre8 min read

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viaggiare fuori rottaViaggiare Fuori Rotta. È questo l’invito, ma anche la rivendicazione, del nuovo progetto di Andrea Segre, regista e sociologo, insieme al fotografo Simone Falso e al cineoperatore Matteo Calore.

Fuori Rotta, appunto, è il nome del progetto che i tre “professionisti del viaggio” hanno lanciato nell’autunno 2014 con un viaggio in Kazakistan, che hanno raccontato con fotografie e diari di viaggio sul sito del progetto. Ora Fuori Rotta entra nel vivo, con la pubblicazione di un bando che chiede a giovani dai 18 ai 30 anni di presentare il proprio progetto di viaggio Fuori Rotta, che concorrerà per ottenere un finanziamento.

Per raccontare il progetto ci affidiamo alla voce di Andrea Segre, personaggio che negli anni si è costruito una meritatissima autorevolezza, sia in ambito cinematografico che sociale, con una serrata produzione artistica di film e documentari sui viaggi dei migranti (A sud di Lampedusa, Come un uomo sulla terra, Mare chiuso), sui fatti di Rosarno (Il sangue verde), sul suo Veneto (Marghera Canale Nord, La mal’ombra), sulla crisi greca (Indebito, con Vinicio Capossela), sulle relazioni interculturali (Io sono Li e l’ultimo, acclamatissimo, La prima neve).

Viaggiare Fuori Rotta: intervista a Andrea Segre

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Andrea Segre in Kazakistan

Ciao Andrea, prima di entrare nei dettagli di Fuori Rotta, raccontaci come tu, Simone Falso e Matteo Calore siete arrivati a concepire l’idea del progetto.

Da anni e anni raccontiamo storie di viaggio e viaggiamo insieme a viaggiatori di ogni tipo, e abbiamo maturato questa riflessione: il tema del diritto al viaggio è cruciale per capire come sta andando il mondo. Il mondo si sta polarizzando tra globalizzazione delle merci, dei consumi, della comunicazione e difficoltà invece di interazione tra le persone. Così come per molte persone di paesi più poveri è difficile viaggiare, per noi invece è difficile viaggiare per conoscere davvero le persone, perché viaggiamo in luoghi sempre più omologati, protetti, sicuri, da un aeroporto all’altro, con la difficoltà di conoscere davvero le realtà.

Per questo abbiamo pensato di lanciare un progetto lungo di riflessione su questo, di raccolta di racconti e di diari, in cui noi per primi facciamo un primo viaggio fuori rotta, noi per primi raccontiamo, ma poi sarebbe stato ipocrita fare tutto questo per farci noi un viaggio, sarebbe stata una copertura scandalosa! Quindi tutto questo serve a raccogliere attenzione e qualche finanziamento per poter far viaggiare nuovi viaggiatori fuori rotta. Così il punto centrale è il bando che scade il 10 maggio in cui chiediamo a ragazzi tra i 18 e i 30 anni di immaginare viaggi fuori rotta. Con una grande attenzione: viaggiare Fuori Rotta non significa andare dall’altra parte del mondo, conoscere l’altro non significa fare il viaggio esotico alla Chatwin, anzi il viaggio Fuori Rotta è l’opposto del viaggio alla Chatwin, ti porta lì dove c’è poco di esotico, c’è molto di contraddittorio e di importante per capire quello che non hai capito. Questo può anche essere dietro casa, soprattutto in questo momento storico dove tanti viaggiatori non autorizzati passano per le nostre terre e noi possiamo cercare di capire qualcosa in più incontrandoli. Quindi invitiamo i ragazzi a non immaginare percorsi in Terra del Fuoco, ma percorsi di incontro con l’altro, non così lontani. E soprattutto via terra e via mare, senza grandi spostamenti aerei, come sono la maggior parte dei miei viaggi tra il 1999 e il 2009 che io racconto nel libro.

Torniamo sull’idea del diritto al viaggio, che è la cosa che mi ha colpito di più di tutto il progetto. È una formulazione abbastanza nuova, siamo abituati a sentir parlare di “diritto di movimento” legato spesso all’idea che alcune persone abbiano il “diritto di vivere una vita migliore”. Da dove viene invece l’idea di un diritto al viaggio?

Spesso questo tema si lega a quello delle migrazioni e si esternalizza. Io stesso ho raccontato il viaggio di tanti migranti che hanno rischiato la pelle per riuscire a muoversi, ma sembra che non ci tocchi. Invece ci riguarda eccome, perché in un mondo che globalizza i consumi ma non i diritti e gli incontri tra le persone anche per noi è difficile riuscire a godere davvero di questo diritto al viaggio. Se io penso alla generazione dei miei genitori che andavano in macchina dall’Italia all’Iran senza nessun problema. Oggi non lo puoi più fare perché passi attraverso tantissimi rischi, luoghi di insicurezza, e tanti ti dicono “oddio, chissà cosa incontrerai!”.

Noi siamo abituati a proteggerci, ad essere sicuri di arrivare da un posto all’altro con tutte le assicurazioni del caso. Questa cosa del viaggio assicurato toglie il diritto al viaggio, anche se capisco che è una forma di protezione dell’individuo. Guardandolo però dal punto di vista esistenziale il fatto che io viaggio senza voler correre nessun rischio mi impedisce di viaggiare davvero.

viaggiare fuori rottaPer il primo viaggio fuori rotta avete scelto il Kazakistan. Perché?

È un luogo che avevamo in testa dal punto di vista estetico. Il motivo più profondo però è che in Kazakistan abbiamo trovato un’altra Italia, un altro sguardo sull’Italia. È una zona di giacimenti petroliferi e ci sono tanti italiani che lavorano lì, e l’investimento degli italiani e il lavoro dell’Eni lì è uno dei fattori di crescita economica del Kazakistan. Quindi per assurdo grazie agli investimenti globali dell’Italia il Kazakistan vive oggi la sua crescita economica, e questo incontro ci sembrava una bella possibilità di riflettere su quello che succede da noi. Sembra un luogo lontano, di cui non sappiamo niente, ma è molto collegato a quello che stiamo vivendo in questo momento, per questo è un viaggio fuori rotta.

Dal punto di vista della produzione artistica, Fuori Rotta utilizza più linguaggi: cinema, diario, reportage, fotografia, comunicazione sociale. Come mai questa scelta? C’è un linguaggio che ritenete più importante degli altri?

A me fanno molta paura i viaggiatori che viaggiano sempre, che hanno una specie di dipendenza del viaggio, che devono per forza essere in movimento. Ognuno deve saper fare un viaggio nel momento in cui ha capito cosa va a cercare, pur non sapendo che cosa troverà. Questa ricerca la si fa anche portando dietro il proprio linguaggio. Il viaggiatore parte con un proprio linguaggio e quello che incontra lo trasferisce utilizzando quel linguaggio. Il mio, e quello di Matteo, è il cinema, quello di Simone è la fotografia. Io poi ho sempre scritto anche molto, quindi ho usato anche quello del diario, ma ai nuovi viaggiatori Fuori Rotta che finanzieremo chiederemo di raccontare anche con il proprio linguaggio.

viaggiare fuori rottaPer partecipare al bando è richiesta la presentazione di un progetto di viaggio che richiede una certa pianificazione (di tempi, costi, itinerario, tipologie di alloggio). Non c’è il rischio di limitare un’idea di viaggio in libertà, dove nulla è pianificato ma tutto è costruito strada facendo in base agli incontri che il viaggio stesso propone?

Dobbiamo stare attenti a questo. Noi non proponiamo il viaggio del fricchettone che va a scoprire se stesso, noi proponiamo la scelta di andare in un luogo dove puoi trovare risposte a domande di cui non hai ancora la risposta. Io non ho preso la nave da Brindisi a Valona perché faceva figo, io volevo capire quali erano le storie di chi arrivava da Valona a Brindisi, anche se certo non sapevo quali sarebbero state le risposte.

Viaggiare Fuori Rotta non significa viaggiare totalmente liberi da schemi. Chi partecipa al bando dovrebbe raccontare più le domande di partenza, i motivi per cui va in un luogo, quindi immaginando in base a queste domande in quali luoghi andare. Se qualcuno mi dice io voglio capire il rapporto tra le multinazionali del pesce e i pescatori in Senegal e vado nelle spiagge del Senegal non ha colto il punto: il viaggiatore Fuori Rotta deve aver studiato, sapere dove andare a porre le domande. Fuori Rotta non è perdersi, è andare fuori dalla normalità della rotta quotidiana che ti dà il tuo punto di vista ordinario.

Sta per cominciare il tour di promozione del libro Fuori Rotta – Diari di viaggio. Ci racconti qualcosa del tour?

È importante dire che non è un tour di presentazione del libro, ma saranno veri e propri spettacoli cinematografici, costituiti da pezzi di film, di documentari e di immagini non montate. Io leggo in mezzo dei pezzettini del libro, ma è proprio uno spettacolo cinematografico (qui il calendario del tour).

viaggiare fuori rotta

Trenta ore fermi immobili su una nave nel Mar Caspio. Leggendo questa immagine nel tuo diario dal Kazakistan, mi è venuto da sorridere pensando alle scene isteriche di persone che si lamentano per qualche minuto di ritardo di treni o aerei. Spesso mi capita di scorgere dietro questi isterismi un triste segnale di fragilità, l’incapacità di vivere la bellezza dell’attesa per fare qualcosa di inedito, o semplicemente per stare fermi a pensare, o anche a non pensare, l’incapacità insomma di stare nel nulla. Non so bene che domanda volevo farti, ma mi piaceva chiudere così.

Immagini | Simone Falso (per gentile concessione progetto Fuori Rotta)

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Sociologo, lavora come progettista e project manager per Sineglossa. Per Le Nius è responsabile editoriale, autore e formatore. Crede nell'amore e ha una vera passione per i treni. fabio@lenius.it
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