Un sanguinario Pinocchio l’Ubu Roi al Teatro Vascello3 min read

3 Febbraio 2016 Cultura -

Un sanguinario Pinocchio l’Ubu Roi al Teatro Vascello3 min read

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Ubu Roi al teatro VascelloDa giovedì 4 fino a domenica 7 febbraio al Teatro Vascello potremo rivivere un classico del teatro contemporaneo: Ubu Roi con la regia di Roberto Latini. Il testo di Alfred Jarry, prodotto da Fortebraccio Teatro con la collaborazione del Teatro Metastasio Stabile della Toscana, viene riadattato simbolicamente al nostro vissuto. I personaggi diventano metafore del nostro sentire e Ubu si trasforma nel Pinocchio di Carmelo Bene, rappresentando così la libertà della creazione grottesca a cui la drammaturgia simbolista di Jarry aveva dato inizio.

Era il 10 dicembre del 1896 quando la sala del Théâtre de l’Œuvre di Parigi era gremita in occasione della prima di Ubu Roi, farsa buffa scritta dal giovane drammaturgo Alfred Jarry, che pone le basi del teatro beckettiano, considerando ogni sentimento unico e irripetibile, quindi impossibile da rappresentare con un linguaggio universale.

L’autore sente la necessità di inventare sempre nuovi simboli che possano esprimere in modo grottesco e colorato la propria personalità. L’arte diventa per la prima volta creatività del brutto, dissacra il reale per evadere dal finito: «L’assurdo esercita lo spirito e fa lavorare la memoria» affermava Jarry.

La regia di Latini fa rivivere non solo il personaggio “mostruoso” di Ubu ma la concezione stessa del teatro di Jarry. Ricreare il reale con le sue brutture e storture secondo il pensiero dell’autore

«in modo che il pubblico si veda come in uno specchio, con tutto il suo grottesco, la sua vanità, la sua volgarità, la sua ferocia, la sua stupidità».

I personaggi si muovono con un ritmo incalzante in un’atmosfera resa surreale anche dalle musiche di Gianluca Misiti: il sanguinario Ubu interpretato da Francesco Pennacchia incatenato a uno scheletro e legato a una moglie crudele (Ciro Masella), ufficiale del re fantoccio Venceslao (Lorenzo Berti), il figlio Principe Bugrelao (Guido Feruglio) di cui non se ne cura neanche la madre, la Regina Rosmunda (Sebastian Barbalan).Ubu Roi teatro Vascello

Come afferma il regista:

“Sono sempre stato convinto che quanto proposto dalla scena difficilmente riesca a stare al passo con i cambiamenti che avvengono in platea. Voglio dire che la velocità di trasformazione, di evoluzione del pubblico, i gradi, come conquista, della comunicazione e ogni altra relazione che si stabilisce tra lo spettacolo e il pubblico, sono più in avanti di quanto generalmente lo spettacolo riesca a proporre. Jarry, insieme a pochi, pochissimi altri, è riuscito invece a darci un appuntamento dentro il futuro prossimo, spostando il luogo dell’incontro dalla convenzione stabilita alla relazione possibile. La patafisica, o scienza delle soluzioni immaginarie, è una parola che da sola può essere sinonimo di Teatro.”

Lo scheletro che Ubu trascina sulla scena diventa la spirale impressa sul ventre deforme del personaggio della tradizione. Il tempo per Ubu è una spirale, come l’incessante ripetersi del male e dei crimini ubueschi.

Ubu Roi al Teatro Vascello

Dal 4 al 7 febbraio

Musiche e suoni Gianluca Misiti
Scena Luca Baldini
Costumi Marion D’Amburgo
Luci Max Mugnai

con Roberto Latini

e con
Francesco Pennacchia, Padre Ubu
Ciro Masella, Madre Ubu
Sebastian Barbalan, Regina Rosmunda/ Zar Alessio
Marco Jackson Vergani, Capitano Bordure/ Orso
Lorenzo Berti, Re Venceslao/ Spettro/ Nobili
Guido Feruglio, Principe Bugrelao
Fabiana Gabanini, Palotini/ Orsa/ Messaggero

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Mi sono appassionata al teatro semplicemente perché guardare la vita degli altri mi faceva stare bene. Le persone che in questi anni ho incontrato hanno contribuito a farmi diventare una persona che considera valore “la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano… quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco”.
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