Tifosi e felici: contro il monopolio calcistico nello sport3 min read

3 Luglio 2014 Uncategorized -

Tifosi e felici: contro il monopolio calcistico nello sport3 min read

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Tifosi e felici: contro il monopolio calcistico nello sport

Va più o meno così: la tua squadra del cuore galleggia a metà classifica da troppo tempo e ha venduto tutti i suoi giocatori migliori. L’ebbrezza del campionato si riduce al quesito: la Juve riuscirà a vincere lo scudetto anche quest’anno? Sei cresciuto sapendo di tifare per la competizione calcistica più bella del mondo, ma non lo è da tempo: per questo hai gioito quando la Spagna è stata eliminata ai Mondiali.

Va più o meno così: hai creduto ciecamente nel fuoriclasse Cassano e hai assistito impotente alla sua auto-distruzione. Hai visto la genuinità di Vieri perdersi dietro al luccichio dei fotografi. Ti sei ritrovato a scoprire il genio di Pirlo, ma troppo tardi. E il senso di colpa ancora ti divora.

Ora assisti alla pericolosa deriva di Balotelli e non riesci a comprenderlo. E all’indomani della seconda eliminazione ai gironi dei Mondiali, sei costretto a schierarti a favore o contro Buffon, come se fosse una domenica d’inverno qualunque.

Più o meno va così. Inevitabile ritrovarti a sperare in una rinascita, in un anno zero del calcio italiano. Intanto, la tua vita da tifoso è stanca e immobile, come un gattone sovrappeso.

Tifosi e felici: contro il monopolio calcistico nello sport

Più o meno va così. E ti capita di guardare la finale del Campionato di basket, uno sport di cui ignori tutte le regole basilari, come ad esempio perché alcuni canestri valgano due punti e altri uno. O perché ci siano sette gare identiche per sancire il vincitore tra le due finaliste. Non capisci soprattutto perché la divisa del cestista preveda una canotta che lasci l’ascella presumibilmente pezzata libera di strofinarsi contro la spalla dell’avversario, in un trionfo di promiscuità sudereccia. Ma non conta. Con ancora negli occhi la corsa appesantita di Cassano, la maschera stravolta dal sudore di Pirlo, quell’assurda ultima partita contro l’Uruguay giocata per mezz’ora sotto la porta di Buffon, beh se hai ancora in mente quelle immagini, il guizzo di quei ragazzoni sotto canestro ti sembra quello di giganti venuti da Marte.

E ti informi, con nonchalance chiedi quali siano le squadre che si stanno scontrando così eroicamente sul parquet tirato a lucido. E scopri che l’Olimpia Milano non vince lo scudetto da 18 anni. Che sono affamati. Di fronte hanno la Mens Sana di Siena, con una storia tragica alle spalle, fatta di bilanci non approvati e un dissesto finanziario che li porterà dalle stelle alle stalle, a retrocedere nelle serie minori. Per questo il loro orgoglio ringhia. E la complessità narrativa qui si fa inestricabile: – permettetemi una citazione renziana – chi sono i greci, chi i troiani? Chi cazzo tifo?

Succede inoltre che nel basket è dinamico pure il risultato e si passa dal vantaggio allo svantaggio nel giro di pochi secondi. Ma poi l’Olimpia vince (una mano invisibile sembra impedire alla palla lanciata dai senesi di entrare nel canestro) ed è un tripudio di bellezza. Il campo invaso dal rosso, Giorgio Armani che perde la sua emblematica eleganza col capello spettinato e una dozzinale magliettina indossata pure storta. Luca Banchi festeggia per l’Olimpia e si commuove per il destino della Mens Sana, che allenava fino all’anno scorso.

I tifosi del Siena intanto continuano a intonare cori per la loro squadra e i giocatori sconfitti restano tra la folla in tripudio a scontare la delusione della loro sconfitta, che è parte stessa della competizione. Tutto ciò è diverso.

Quindi, mio caro gattone sovrappeso, contro un tifo stanco e immobile, la soluzione è dietro l’angolo. Come direbbe la Carrà:

Trovi uno sport più bello / che problemi non ha

Immagini| www.sportconnection.it| skytg24.it

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I momenti più significativi della mia vita sono stati: quando, a dieci anni, ho interpretato Mary Poppins nel musical Mary Poppins e quando ho indovinato la definizione di integrale agli orali della maturità. Sono insegnante (non di matematica, of course) e ho una particolare predisposizione per i casi umani. Temo che le due cose siano collegate.
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