Storie d’Egitto: i graffiti dopo la rivoluzione5 min read

8 Luglio 2015 Politica Società -

Storie d’Egitto: i graffiti dopo la rivoluzione5 min read

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Negli ultimi anni l’Egitto ha affrontato cambiamenti radicali: dalla consapevolezza e dalla lotta del popolo egiziano per i propri diritti civili, politici, sociali e culturali, all’attuale retorica della stabilità del presidente Abdel Fattah Al Sisi. Dove sono finite tutte le lotte e le battaglie degli egiziani? Rivoluzione e resistenza hanno lasciato il posto ad una passiva accettazione e a una silenziosa obbedienza?

Le pratiche quotidiane dei cittadini del Cairo dimostrano che la risposta non è ovvia. Nonostante i tagli nella spesa sociale e il capillare controllo politico, il popolo egiziano non si è arreso e diverse iniziative dal basso e forme di attivismo e partecipazione sociale sono ancora presenti. Provo a raccoglierle e raccontarle su Le Nius sotto forma di storie. Storie d’Egitto.

Storie d’Egitto: la storia di Hisham Rizk

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Hisham Rizk mentre disegna

Vent’anni, artista autore di numerosi graffiti, attore di pantomima, fotografo e attivista contro le molestie sessuali sulle donne, Hisham Rizk è sparito un anno fa senza lasciare traccia, finché il suo corpo senza vita è stato trovato nel Nilo, il 25 Giugno 2014. Studente nella Facoltà di Arte all’Università di Helwan, Hisham era un membro del Youth for Justice and Freedom Movement, della Revolution Artists Union e della Mohamed Mahmoud Street Graffiti Union, nonché il più giovane disegnatore sul sito di informazione Yanayer (Gennaio).

Ho incontrato Ahmed, writer suo amico e coetaneo, e mi sono fatta raccontare di Hisham, di come lo ha conosciuto davanti al muro di Mohamed Mahmoud Street, simbolo dell’espressione artistica durante la rivoluzione.

Ahmed, come è nata la tua amicizia con Hisham Rizk?

Ho sempre voluto imparare ad esprimere la mia arte attraverso i graffiti, così un giorno mi sono avvicinato ad Hisham e gli ho chiesto di insegnarmi. Tutti lo conoscevano, perché era sempre presente alle manifestazioni e spesso parlava durante le proteste. Era un ragazzo semplice, alla mano e sempre sorridente, per questo tutti lo apprezzavano e gli volevano bene. Era un grande artista e i suoi graffiti raccontano la politica egiziana: sono immagini di denuncia sociale, che condannano l’indifferenza politica di fronte allo stato di povertà della popolazione egiziana, che immortalano e ricordano ogni giorno ai passanti gli abusi delle forze dell’ordine.

Quando gli ho chiesto di insegnarmi, Hisham mi ha sorriso e passandomi una bomboletta, mi ha detto: “Prendi questa e disegna, è l’unico modo per imparare!”. Una volta finito di disegnare, ho chiesto ad Hisham il suo numero perché volevo conoscerlo meglio, trascorrere altro tempo in sua compagnia, magari disegnare ancora insieme. Non mi ha mai dato il suo numero, non lo dava a nessuno: “Lasciamo che sia il caso a decidere – diceva – se davvero dobbiamo rincontrarci, allora ci rincontreremo.” E così, ogni giorno tornavo a Mohamed Mahmoud Street per rivederlo e imparare da lui, e ogni volta che ci vedevamo era il caso a deciderlo. Così, il caso ha voluto che diventassimo amici.

E poi cos’è successo? Come è scomparso Hisham?

Hisham sapeva che lo avrebbero ucciso. Per questo ha disegnato un logo e ha detto a me e ai suoi amici di utilizzarlo come simbolo in sua memoria. Ha disegnato una maglietta con quel simbolo e ci ha detto che il giorno in cui lo avrebbero ucciso lui avrebbe avuto indosso quella maglietta. Ma non è andata così, quella maglietta la conservano i suoi genitori. Quando Hisham è morto aveva indosso solo la sua sciarpa, una kefiah che la polizia usava per riconoscerlo tra gli altri writers. Molti dicono che Hisham sia caduto nel Nilo, ma noi sappiamo che non si è trattato di un incidente. Hisham è stato ucciso insieme a tanti altri artisti e persone che lottavano per la libertà. Hisham non è morto però, a noi piace pensare che lui sia diventato il Dio del Nilo.

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Hisham raffigurato come “Dio del Nilo”

E tu non hai paura di continuare a disegnare?

Certo, ho paura. Ho disegnato sui muri di diverse città in Egitto, da Alexandria a Dahab, ma soprattutto qui al Cairo, in Mohamed Mahmoud Street. Nonostante ciò, a volte penso che dovrei smettere: non voglio morire così giovane, ho solo vent’anni. Poi però mi dico che se l’espressione artistica della lotta politica è un buon motivo per morire, allora è un buon motivo per vivere. Come diceva Hisham le bombolette spray sono le nostre armi e un disegno su un muro della città è un messaggio più forte di mille parole e raggiunge molte più persone di qualsiasi discorso.

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Graffiti in Mohamed Mahmoud Street

Dopo un anno dalla sua scomparsa Ahmed e altri amici di Hisham hanno organizzato una mostra in commemorazione del giovane artista. In occasione dell’evento il padre di Hisham ha ricevuto diverse minacce per impedire l’organizzazione di una mostra che avrebbe attirato troppa attenzione. Recentemente, è avvenuta la commemorazione di un altro giovane artista, musicista, morto in simili circostanze. Durante la serata la polizia è entrata e ha arrestato tutti i partecipanti. Anche Ahmed era presente, ma per caso proprio in quel frangente si era allontanato per andare a comprare le sigarette.

La testimonianza di Ahmed e molte altre storie raccontano la resistenza dei giovani egiziani contro un sistema politico ancora fondato sull’oppressione politica, sull’ingiustizia sociale e sul consenso forzato, ben lungi dal costituire anche solo lontanamente una forma di democrazia. Non a caso la stazione metropolitana di Sadat, in Piazza Tahrir, è stata nuovamente chiusa, dopo pochi giorni di provvisoria riapertura, per evitare raggruppamenti massivi. Ma gli egiziani in lotta non si arrendono: la rivoluzione continua, disegnata sui muri della città e incisa nelle note musicali. Il Cairo esiste e resiste.

Photo © Fattema Al EraQi

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Migrante tra i migranti. “Ex-per il momento-arabista”, laureata in studi linguistici e culturali sul Mediterraneo, studia scienze sociali per la mediazione interculturale. Irrefrenabilmente attratta dal mutevole e dall’intangibile – vale a dire dalla natura del mondo e delle relazioni – cerca se stessa nell’incontro con l’Altro.
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