Un anno di sci alpino – Intervista a Paolo De Chiesa8 min read

2 Aprile 2015 Uncategorized -

Un anno di sci alpino – Intervista a Paolo De Chiesa8 min read

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intervista a paolo de chiesa
@PaoloDeChiesa

Parlare con Paolo De Chiesa è come essere presenti nella cabina di commento di una gara di sci alpino. Paolo, che è persona disponibile come pochi, racconta, si lascia andare, fa sempre capire nel modo più chiaro possibile come la pensa. E tu sei lì, che assisti a questa intensa esegesi sui più svariati temi un’intera stagione, ma hai la possibilità di intervenire.
Ne è nato un dialogo lungo e complice, in cui vengono trattati tanti temi dello sci alpino, soprattutto quello italiano, fino ad arrivare alle veste più personale di chi prima di commentare in Rai è stato anche uno sciatore da 12 podi di Coppa del Mondo e una medaglia mondiale sfiorata, che ancora fa un po’ male.

Quella appena conclusa è stata un’annata in cui lo sci azzurro è uscito deluso da un Mondiale quasi catastrofico, ma che in una stagione di Coppa del Mondo che è “la vera cartina di tornasole del livello di un movimento” ha mostrato più di un segnale positivo. Una stagione in cui Hirscher e Fenninger “hanno meritato i loro successi”, nonostante “Jansrud sia stato un grande avversario” e la Maze se la sia giocata fino all’ultima gara.

Un anno di sci alpino – Intervista a Paolo De Chiesa

è proprio da qui che parte l’intervista, con un commento sui due dominatori della stagione, che poi in realtà non sono stati così dominanti: Hirscher e Fenninger la Coppa se la son dovuti sudare fino alla fine. È stata una vittoria meritata?
La vittoria di Hirscher è meritata. Jansrud è stato un grande avversario, ha sciato molto bene, soprattutto a inizio stagione e poi anche alla fine. C’è stato un periodo, però, intorno a gennaio, in cui Hirscher è stato più bravo, soprattutto più continuo: per cui sì, ha meritato.
Le donne se la sono giocata fino alla fine. Io trovo che la Fenninger scii talmente bene da esprimere l’ideale tecnico di sciatore, sia al maschile che al femminile. La lotta con la Maze è stata un po’ – facendo un paragone forzato – quella della tecnica contro la forza. La Maze dà l’idea di sprigionare potenza ogni volta che esce dal cancelletto, la Fenninger dà la sensazione di deliziarci sempre con una gestualità tecnico-motoria ineguagliabile. Io preferisco la tecnica per cui sono contento abbia vinto lei.

Apriamo un capitolo sugli italiani, facendo anche riferimento alla delusione del Mondiale finito senza medaglie. Alcuni azzurri, ad esempio Nadia Fanchini e Razzoli, sembrano essere cresciuti dopo il Mondiale. È possibile che quello di Vail fosse un ostacolo anche psicologico?
È un interpretazione plausibile, ma neanche del tutto corretta. Alcuni azzurri sono andati bene dopo il Mondiale, ma i grossi risultati sono arrivati prima, escluso Razzoli, che comunque se fosse arrivato giù in fondo al Mondiale la medaglia d’oro l’avrebbe vinta, perché andava più forte di Grange.

Ma chi aveva fatto bene nella prima parte di stagione ha poi deluso al Mondiale.
Gross? Ma abbiamo visto che ai Mondiali anche i migliori possono sbagliare. Hirscher, che è il più forte di tutti, è uscito dopo che era in testa nella prima manche. Ha vinto Grange che è finito 20° sia nelle gare prima che in quelle dopo. Gross ha fatto un mese di gennaio straordinario, poi si è fatto male nella seconda manche del Mondiale ed è dovuto stare fermo. Ma se al Mondiale può succedere di tutto, la Coppa del Mondo è la cartina di tornasole dello standard attuale di rendimento. E lì anche Paris è stato bravissimo: addirittura è arrivato secondo nella coppa di SuperG quando non era mai arrivato nei primi 10 in precedenza. Ha fatto meglio che in discesa dov’è arrivato quarto, perché alla fine lui su certe nevi “corsare”, dove si sprofonda un po’, non è capace, o quantomeno non è abbastanza bravo.

intervista a paolo de chiesa
Dominik Paris in azione a Lake Louise

A questo proposito, si sente spesso ripetere che gli sciatori italiani hanno problemi in situazioni di neve “particolare”, diversa dal ghiaccio in cui si è sempre tra i migliori. Sembra quasi che si voglia sempre trovare una giustificazione ai mancati risultati.
Questa è una cattiva interpretazione di quello che si dice. Se uno dice che Paris non va bene sulla neve molle, non è una giustificazione. È un dato di fatto: è una denuncia di una lacuna tecnica che lui ha.

Quindi non si cerca di giustificare lo sciatore se il rendimento è sottotono.
Chi dice queste cose fraintende. Se io devo spiegare perché uno sciatore non è andato bene e su quella neve ci sono problematiche, devo dire che ci sono problematiche. A parte pochissime eccezioni non ci sono sciatori universali, che vanno bene in qualsiasi condizione. Anche Hirscher sul ghiaccio fa la differenza e massacra tutti, ma su nevi diverse, come ad esempio ai Mondiali, in gigante le ha prese. E lui ci tiene a vincere il gigante dei Mondiali.

Dato che è un problema quasi storico, perché noi italiani non riusciamo mai a migliorare le prestazioni su nevi “particolari”?
È difficile da decifrare e analizzare. Io penso che il ghiaccio privilegi chi è più bravo tecnicamente, mentre altri tipi di neve avvantaggiano sciatori meno bravi tecnicamente ma che hanno la capacità innata di usare bene lo spigolo e far andare lo sci. Nevi del genere favoriscono chi è un po’ “slittone” – usando un termine che rende l’idea -, uno che lascia sempre correre lo sci, non frena mai e su certe nevi riesce a dosare meglio lo spigolo. Poi magari prima o poi arriverà un italiano bravo su quelle nevi e non sul ghiaccio, chissà.

Volendo fare un bilancio complessivo, anche con un voto, com’è stata quindi la stagione dell’Italia?
Il Mondiale è andato male, lì siamo nettamente insufficienti. Ma la stagione è stata da 7, visti i podi e le vittorie che ci sono stati. Sul piatto della bilancia vedo tanta positività. Paris, Gross e Razzoli sono andati bene. Le Fanchini bene a fasi alterne, la Brignone anche abbastanza bene, la Bassino è praticamente già tra le prime 10 gigantiste. Nani è bravo ed è tra i primi 10 del mondo in gigante.

Poi ci sono anche quelli che hanno deluso.
Sì, ci sono altri che sono andati male: parlo di Innerhofer, che ha problemi alla schiena, fatica ad allenarsi e attualmente rappresenta un problema. Fill e Heel (soprattutto) sono in declino. Simoncelli si ritira, avendo anche fatto il suo tempo. Comunque non c’è tantissimo, anche tra le altre squadre. L’Austria, tolto Hirscher, in gigante e slalom non ha quasi nessuno; la Svizzera ne ha pochi. Lo sci è a un livello talmente alto che quando c’è qualche atleta bravo che lotta nelle prime posizioni, come ne abbiamo noi, bisogna ritersi fortunati. Non esistono più gli squadroni di una volta.

Parlando di squadre e confronti tra squadre, si sente spesso parlare dell’idea che per migliorare i risultati bisogna diminuire il contingente, lasciando a casa chi non è nel gruppo dei migliori trenta.
È un’idea completamente sballata. Intanto per crare spazio ai giovani – il giorno in cui ci saranno i giovani – bisogna creare il posto. Se tu non mandi gente in Coppa del Mondo a fare punti, i posti li perdi. Se tra 3 anni hai 8 giovani forti che fanno la Coppa del Mondo non li potrai far correre tutti. E poi a che serve? Lasci a casa qualcuno che parte fuori dai trenta e ai primi cosa fai? Le coccole? Sono vaccinati, maggiorenni e non sono viziati: non hanno bisogno di cure maggiori.

Però lo fanno gli Stati Uniti. E hanno risultati di tutt’altro livello.
Ma è come se noi dovessimo tenere in America tutto l’inverno gente che fa le gare lì. Per gli Stati Uniti è prima di tutto una questione di costi. Secondo, non hanno gli atleti per fare la Coppa del Mondo. Dietro Vonn, Shiffrin, Ligety e Miller ci sono i Chodounsky, Jitloff, questi qui. I primi sono fenomeni, gli altri sono mediocri.

Cambiando tema e pensando già all’anno prossimo, ci saranno nomi nuovi in grado di lottare per la Coppa?
Nel maschile c’è sempre Hirscher, non credo ancora Kristoffersen e poi bisogna avere qualcuno che vada forte come Jansrud quest’anno. Vedremo anche come rientrerà Svindal, ma se Hirscher scia come questi anni qua, chi lo batte?
Nel femminile c’è da vedere se la Maze continuerà, se la Vonn ricomincerà a fare gigante e slalom e poi c’è sempre la Fenninger. La Shiffrin ha fatto qualche tentativo, ma non sembra ancora in grado di competere nelle discipline veloci.

intervista a paolo de chiesa
Marcel Hirscher, 26 anni, quest’anno ha vinto la sua quarta Coppa del Mondo consecutiva | @wikimedia

Chiudiamo con qualche spunto più personale. Quali sono gli sciatori a cui è più legato Paolo De Chiesa? Chi c’è in un ipotetico Pantheon?
Eh, ce ne sono tanti… Zeno Colò, che adoravo, era il mio idolo quando ero bambino. Anche perché in Italia nessuno ha vinto Mondiale e Olimpiadi di discesa oltre a lui. Poi Jean-Claude Killy, Karl Schranz, Ingemar Stenmark, Marc Girardelli, Pirmin Zurbriggen, Alberto Tomba, Hermann Maier, Gustav Thoeni… Ma se devo dire chi è stato il più grande di tutti i tempi dico Stenmark. Fine.

Da commentatore, qual è la gara che ricordi con più piacere e quella a cui a cui leghi maggiori dispiaceri?
Sono 21 anni che commento in Rai, è un po’ dura. Forse in assoluto Tomba a Calgary, ma ero a TMC e avevo un ruolo differente. Da commentatore dico la vittoria di Giuliano Razzoli nello slalom delle Olimpiadi di Vancouver 2010. I dispiaceri sono legati soprattutto a quando si son fatti male degli atleti, gli infortuni fanno sempre paura.

Chiudiamo con la stessa domanda di prima, ma risposta da sciatore.
Il ricordo più bello? Il primo slalom che ho fatto in Coppa del Mondo, sono arrivato secondo davanti a Radici e dietro a Stenmark, che quel giorno ha colto la prima di 86 vittorie. Il ricordo peggiore è ai Mondiali di Schladming dell’82, quando ho chiuso quarto nello slalom perdendo la medaglia per soli 5 centesimi.

Perché alla fine, chi dice che lo sport sa essere crudele, un po’ di ragione ce l’ha.

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Statistico atipico, ha curato la sezione Sport e amministrato i profili social di Le Nius. Formatore nei corsi di scrittura per il web e comunicazione social, ha fondato e conduce il podcast sul calcio Vox2Box e fa SEO a Storeis. Una volta ha intervistato Ruud Gullit, ma forse lui non si ricorda.
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