Napoli-Chievo, o degli esperimenti che non funzionano3 min read

7 Marzo 2016 Uncategorized -

Napoli-Chievo, o degli esperimenti che non funzionano3 min read

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Faccio un esperimento, piccolo. Questo articolo sarà diviso in due parti. Nella prima sarete senz’altro al comando della Serie A, perché mentre scrivo sono le 10:10 di domenica 6 marzo e il Napoli ha 61 punti, come la Juve capolista. I bianconeri, però, hanno una gara in meno: giocheranno tra meno di cinque ore a Bergamo (15:00), e dal loro risultato – cosa ovvia – dipenderà la nostra posizione in classifica. Pronti?

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Imbarazzante. L’ho scritto ed inviato via Whatsapp dopo il liscio di Chiriches, quando la lancetta dei secondi non aveva ancora fatto due giri. Però, la cosa singolare e opposta è che in realtà la sequenza mi aveva rilassato e disteso, come balsamo colato nei miei bulbi e diretto verso milioni di terminazioni nervose. Guarda lì, anche Pepe che scivola. In quello stesso istante una voce mi diceva: meno male, così adesso li massacriamo. Questa stagione, al San Paolo, quando siamo andati sotto (Sassuolo ed Empoli) alla fine abbiamo sempre sorriso. Anzi, al San Paolo non abbiamo mai perso. Anzi: in casa siamo gli unici rimasti imbattuti.

Napoli-Chievo (3-1) voglio vederla così: il superamento di un periodo meno sereno. Forse febbraio – con tutto ciò che febbraio ha significato – è davvero finito, e questo marzo subito piovoso suona già diverso. Sarri ha fatto sedere Allan, entrato fresco e lucido in formato assist, e si è preso uno schiaffo per difendere i ragazzi (“Chiriches ha fatto un errore che è anche errore mio, perché in partitina a chi calcia via fischiamo il rigore contro”). Mi è piaciuto in entrambi i casi. Sublimi, poi, gli esterni di difesa, che hanno lasciato a Firenze le loro copie un po’ sbiadite, coperti da un Koulibaly fatto di roccia. Chiriches dopo la papera si è subito sciacquato la faccia con acqua gelida, peraltro segnando. Era semplice? Non lo era.

napoli-chievo
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Sarri ha paragonato la Juve ad Eddy Merckx, definendola cannibale. Merckx in bici era un incontentabile, uno mai sazio. Prima di pensare alla Juve, il belga a me ricorda Higuain quando è ovunque. Anche solo. Anche contro tutti. Come contro il Chievo: la forza e la fame. Higuain sa essere molto nervoso e musone, specie quando sbaglia (e sbaglia Gonzalo, sbaglia eccome). Higuain non è un fuoriclasse pulito, di quelli che pesano e ottimizzano pulendo le sbavature. Non è un diamante da PSG. Gonzalo produce a nastro: ne sbaglia una, ne crea tre. Addosso ha tutta la polvere, i difetti e il potenziale dell’Argentina. E di Napoli. Cavani aveva occhio clinico e piede fine. Gonzalo ha la fame di chi al mattino vuole spaccare il mondo perché deve mangiarselo. E perché diversamente non potremmo amarlo di più.

Bene, vorrei ricordarvi solo una cosa. Fin qui avete letto da primi in classifica: belli, beati, al comando. Forse state così bene e siete così positivi che in questo momento spendereste qualche buona parola persino per uno come Erwin Hoffer. E mi includo (no, non è vero). Ora però smetto di scrivere. Riprenderò dopo il fischio finale di Bergamo, dopo un paio d’ore e dopo una pagina.  

  

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Napoli, luglio '87. Due mesi prima gli Azzurri vincono lo scudetto, lui arriva in ritardo. Una laurea in Storia contemporanea, ma scopre che la Storia non si ripete. Poi redazioni, blog, libri, ciclismo, molti aerei, il tifo, la senape, la vecchia Albione, un viaggio di 10mila km in camper in capo al mondo. Per dimenticare quel ritardo sta provando di tutto.
Commento
  1. Beppe Ruggiero

    Quanta Napoli in questo lunedì del tifoso. :D

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