Klein Fontana: una mostra per vedere oltre8 min read

8 Marzo 2015 Cultura -

Klein Fontana: una mostra per vedere oltre8 min read

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Mostra Klein Fontana Milano
Lucio Fontana, Concetto spaziale (65 B 6), 1965 – tela monocroma retroilluminata

Mostra Klein Fontana. Milano Parigi 1957-1962
 a cura di Silvia Bignami e Giorgio Zanchetti, Museo del Novecento, Milano

È impossibile definire del tutto la relazione tra due persone, così come lo sguardo umano non può abbracciare l’universo infinito, ma di certo un’amicizia speciale non può non lasciare delle tracce. La profonda sintonia umana e la complicità artistica che hanno legato il nizzardo Yves Klein e l’argentino Lucio Fontana hanno lasciato una scia luminosa nell’universo dell’arte.

Il racconto di questo speciale sodalizio tra universi paralleli, che si snoda lungo l’asse Milano-Parigi dal 1957 al 1962 (anno della morte di Klein), è oggi oggetto di una mostra imperdibile, in grado di lasciare un segno persino nel microcosmo di un ignaro visitatore.

La mostra, oltre a un’ampia selezione di opere, offre al pubblico un vasto repertorio di fotografie, scritti autografi e filmati d’epoca, che ricostruiscono le tappe fondamentali dello scambio relazionale e creativo tra i due artisti. Si tratta di un progetto storico-critico, che si basa su decennali ricerche d’archivio, realizzato con la collaborazione della Fondazione Lucio Fontana di Milano e degli Archives Yves Klein di Parigi.

Scopo della mostra è far dialogare le ricerche dei due grandi del Novecento attraverso un percorso ragionato che prevede ricostruzioni biografiche, mappature storico-filologiche, oltre che l’allestimento mirato di 90 opere tra dipinti, sculture, installazioni e disegni. La mostra è in corso fino al 15 marzo 2015.

Lucio Fontana (1899-1968)

Inventore dello Spazialismo e redattore del Manifesto Bianco (1946), è un argentino di origini lombarde, che spazia tra diversi binari creativi utilizzando mezzi tecnici in sintonia con i traguardi raggiunti dalla scienza, come la coeva esplorazione dello spazio. Nella sua ricerca approda alla pittura partendo dalla scultura, cosa che lo spinge a riflettere sul rapporto tra il vuoto e la materia. Ecco perché pratica fori o tagli su tele monocrome.

mostra klein fontana milano
Lucio Fontana, Concetto spaziale (62 O 32), 1962 – dettaglio, presso Museo del Novecento

L’intento non è distruttivo, ma è quello di portare lo spettatore dentro e oltre il quadro, che è considerato un concetto spaziale. Crea anche installazioni ambientali utilizzando per primo la luce elettrica. Costante punto di riferimento per generazioni di artisti più giovani, Fontana persegue un ideale di essenzialità e tutta la sua opera è un inno ai valori primi della vita.

Yves Klein (1928-1962)

Francese con ascendenze olandesi e indonesiane, protagonista del movimento del Nuovo Realismo teorizzato da Pierre Restany, è anche maestro di judo, seguace di rituali massonici, alchemici e del buddismo Zen, nonché devoto di Santa Rita. L’artista è noto per l’invenzione di una tonalità di blu – brevettato e siglato da lui stesso – denominato IKB (International Klein Blue) – con cui realizza molte tele monocrome. Si tratta di un blu oltremare che rimane vibrante come quando è in polvere grazie a una speciali mistura di pigmento e resina.

mostra klein fontana milano
Yves Klein, ricostruzione di Pigment pur, 1957 – dettaglio installazione, presso Museo del Novecento

La sua epoca blu debutta con il lancio di 1001 palloncini blu nel cielo di Parigi, e tra le opere monocrome siglate IKB vi sono anche sculture, rilievi planetari e spugne. In seguito realizza anche suggestivi dipinti con il fuoco. Arriverà perfino a teorizzare un’architettura dell’aria, a fare salti nel vuoto, a utilizzare modelle come pennelli viventi o a esporre una stanza vuota; a sua detta piena di “sensibilità d’artista” acquistabile solo pagandola in oro.

L’incontro

I due artisti si conoscono a Milano nel 1957 presso la Galleria Apollinaire, in occasione di una mostra di Klein. Dino Buzzati, inviato come cronista all’evento, ne rimane piacevolmente colpito e scrive per il Corriere d’Informazione il famoso articolo Blu Blu Blu. Il più maturo Fontana è tra i primi ad acquistare un monocromo del giovane artista francese. Questo incontro avviene proprio quando l’Europa è pervasa dalla voglia di rinascita e di cambiamento che si eleva dalle macerie del secondo conflitto mondiale, e proprio nel momento di passaggio dalla pittura informale a esperienze più radicali e oggettuali e – insieme a Piero Manzoni e agli artisti cinetici – contribuisce a trasformare Milano in una capitale di sperimentazione artistica internazionale.

Mostra Klein Fontana Milano

L’itinerario della mostra si snoda in svariate sale disposte su diversi piani, dilatandosi per la prima volta oltre lo spazio espositivo solitamente adibito alle mostre temporanee, per concludersi poi al piano terra, con l’accostamento tra Concetto spaziale di Fontana e i Relief planètaire di Klein.

Le opere dei due amici innescano un inedito ed efficace colloquio con quelle appartenenti alla collezione permanente del museo, come nel caso dell’accostamento, nella sala dedicata ai Futuristi, tra il dipinto Quelli che restano di Boccioni (1911) e Attese (1959), uno dei primi “tagli” di Fontana.

Uno degli allestimenti più scenografici è la grande installazione di Pigmento puro, un tappeto-piscina di pigmenti blu di Klein, adagiato sul pavimento della sala vetrata che si affaccia sulla piazza del Duomo. Il pigmento è sovrastato da un arabesco fluorescente di circa cento metri, che originariamente si stagliava sul blu, evocazione dei movimenti dei corpi nello spazio siderale. Quest’opera riproduce l’originale realizzata da Fontana per lo scalone della IX Triennale di Milano (1951).

mostra klein fontana milano
Ricostruzione per la mostra al Museo del Novecento. sopra: Fontana, Struttura al neon per la IX Triennale di Milano, 1951. sotto: Klein, Pigment Pur, 1957

Klein e Fontana non concepiscono l’arte come esperienza rappresentativa e narrativa, ma come un salto nel vuoto, nell’immateriale, nell’invisibile, nell’irrappresentabile, in uno spazio oltre, un volo infinito con cui abbandonare la terra.

Da cui consegue che l’arte come la si è sempre concepita sulla terra, con i suoi mezzi e materiali tradizionali, è finita. Non è morta, è finita, d’ora in poi passa a un’altra dimensione, quella dell’immateriale, del vuoto. Le nuove opere d’arte, per Klein e Fontana, sono solo dei meri strumenti, delle impronte terrene che additano a ciò che veramente conta, che è impalpabile e, come l’infinito, può essere solo intravisto.

Per cui visitare questa mostra significa compiere un viaggio oltre ciò che comunemente si è abituati a identificare con l’arte, tra vertigini concettuali e astrazioni spaziali, nel blu assoluto e metafisico di uno spazio vuoto, che è invisibile, nascosto, oltre la materia e la visione, in un’altra dimensione. Quello stesso spazio che seziona longitudinalmente le lettere del titolo nel catalogo della mostra, un taglio che non vuole mutilare, ma aprire, incitare alla scoperta, alla mappatura di mondi sconosciuti.

Si tratta di uno spazio vuoto, dove “vuoto” non equivale a “nulla”, ma al suo contrario. È uno spazio denso, pieno di significato, una tensione verso. È proprio qui, in questo spazio filosofico oltre la tela, oltre la materia, in quest’altra dimensione, che si incontrano la tensione spiritualista e poetica del blu di Klein e le aperture al cosmo più scientifico di Fontana, con i suoi tagli e i buchi, come finestre aperte nella notte su cieli oscuri pieni di mistero.

Mostra Klein Fontana Milano
Yves Klein e Lucio Fontana, Galerie Iris Clert, Parigi, 9 novembre 1961

Dalla mostra si evince che Klein e Fontana sono due artisti disposti, ognuno a modo suo, a smarrirsi nel cuore del vuoto, a lanciarsi nello spazio siderale, pur di riuscire a trasmettere a noi spauriti terrestri una nuova concezione e percezione dell’arte, in grado di andare oltre la tela. I due amici sono dei cosmonauti alla ricerca di nuove dimensioni, che si sono cimentati nell’utopica impresa di regalarci scorci d’infinito, anche solo provando ad ampliare la gamma della nostra sensibilità, estendendo la nostra percezione oltre ciò che vedono gli occhi, oltre la materia.

Se dopo aver letto tutto questo sentite un senso di smarrimento e vertigine, va tutto bene, vuol dire che state percependo l’infinito. E probabilmente chi ha sofferto di solitudine penserà anche a che rumore assordante può fare il silenzio, e a quanto può essere pesante il vuoto in una stanza.

Se tutto questo vi sembra lontano dalla realtà pensate al cielo, al mare, alle proprietà rilassanti del colore blu, al Blu dipinto di blu di Modugno, al cielo di Giotto ad Assisi, a quanto la nostra era digitale sia caratterizzata da uno spazio virtuale immateriale, a Samantha Cristoforetti, la prima italiana nello spazio, al fatto che la materia oscura dell’universo sembra vuota ma in realtà è piena di particelle, e che la terra vista dallo spazio è blu. Pensate anche a come l’amicizia sia apertura, un far spazio all’altro, un dare la carica quando l’altro è su un trampolino di lancio, un dialogo di anime oltre la routine, in un’altra dimensione, in uno spazio intimo.

Stando ai cenni biografici, la prematura scomparsa di Klein (a 34 anni) interruppe questa feconda amicizia. Tuttavia, potrà mai morire un’amicizia fondata sull’infinito? Klein e Fontana avrebbero risposto: No, come l’arte, un’amicizia così non morirà; certo, finirà su questa terra, ma continuerà a esistere in un’altra dimensione e poi in un’altra ancora, all’infinito.

Catalogo mostra ed Exhibart

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Nata milanese, naturalizzata scozzese, morta veneziana, risorta in riva al Piave. Con alle spalle 12 traslochi e 2 lauree (lingue e arti visive), l'ex poetessa della classe non ha ancora capito cosa farà da grande, intanto si interessa di quasi tutto, a fasi. Qui è amante di cause perse, tipo comunicare.
5 Commenti
  1. Giuseppina

    Non ho avuto il piacere di visitare la mostra al Museo del Novecento di Milano di Klein e Fontana, due fra le personalità più importanti del secolo scorso. Il link ci parla del rapporto d'amicizia, stima e scambio intellettuale fra i due artisti innamorati dell'infinito, due esploratori dello spazio.

    • Chiara

      infatti, ed è per questo che ho voluto scrivere una recensione che trasmettesse un po' della mostra anche a chi non ha potuto vederla, perché anche solo parlare di questi temi è interessante.

  2. Giuseppina

    Non ho avuto il piacere di visitare l'interessante mostra che mette in luce il rapporto fra due importanti personalità del mondo dell'arte del secolo scorso.Il link si sofferma sul rapporto di amicizia, di stima e di scambio intellettuale fra Lucio Fontana noto per le aperture spaziali fisiche e concettuali e Yves Klein protagonista del nuovo realismo e per una tonalità di blu. Nello spazio 'vuoto' di Fontana che è uno spazio scientifico con i suoi tagli e i suoi buchi, si incontra la tensione spiritualistica e poetica del blu blu blu di Klein. Entrambi questi artisti molto bene descritti dall'autore di questo articolo ci appaiono esploratori innamorati dell'infinito, dello spazio.

  3. Riccardo Moretti

    E anche questa è una mostra che purtroppo non sono riuscito a vedere. Peccato davvero. Belle recensione comunque !

    • Chiara

      grazie. però ricordo che tecnicamente la mostra dura fino a domenica 15, quindi ci sarebbero ancora due giorni per andarci.

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