Metropolis restaurato: retrospettiva Fritz Lang al Bif&st 20155 min read

25 Marzo 2015 Cultura -

Metropolis restaurato: retrospettiva Fritz Lang al Bif&st 20155 min read

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La nota pellicola di Fritz Lang, Metropolis, restaurata da Friedrich-Wilhelm-Murnau-Stiftung e Deutsche Kinemathek in seguito al ritrovamento in Argentina di 25 minuti di pellicola ritenuti perduti, sarà proiettata al Bif&st 2015 il prossimo 27 marzo. In questi giorni, si sta svolgendo una sorta di festival nel festival al Bif&st 2015 dedicato al regista austriaco Fritz Lang.

Bari-International-Film-Festival 2015
@Bif&st 2015

Dopo circa ottant’anni di versioni diverse e il lunghissimo lavoro di ricostruzione condotto da Enno Patalas, il film Metropolis restaurato è tornato ad essere come negli intenti della scrittrice Thea von Harbou e del regista. È stata ricostruita anche la colonna sonora originale di Gottfried Huppertz, eseguita da Rundfunk-Sinfonieorchester di Berlino e diretta da Frank Strobel.

Pare che l’idea del film sia venuta in mente a Lang quando a bordo di una nave vide per la prima volta New York, notturna e scintillante. La città del suo film, infatti, è una sorta di New York dal valore esponenziale, realizzata sullo schermo grazie al processo Schüfftan, un ingegnoso sistema di specchi che permette di sostituire modellini a gigantesche strutture. La ‘metropoli’ cinematografica futuristica di New York consiste in una città inferiore e una superiore. Quest’ultima, straordinaria arteria di grattacieli che brulica per il traffico di taxi aerei e automobili, è la residenza dei grossi industriali, degli impiegati di alto rango e della ricca gioventù godereccia. La città inferiore, perennemente buia, è popolata dagli operai/schiavi che azionano macchine mostruose.

@Breve Storia del Cinema
@Breve Storia del Cinema

La trama del film Metropolis

Il film Metropolis narra la rivolta degli schiavi/operai contro la classe dominante del mondo superiore con l’happy end finale dato dalla riconciliazione tra le due classi sociali. I lavoratori vivono dieci piani sottoterra, mentre il ‘padrone’ abita in cima. Quando una ragazza del popolo minaccia di guidare una rivolta contro la classe dei privilegiati, il padrone crea un robot con le sembianze della ragazza per fermare la rivolta. Quando il robot si ribella al suo creatore, la rivolta esplode e solo l’amore del figlio del padrone per la ragazza evita la distruzione totale della città. Alla fine, dopo essere stato sul punto di perdere il figlio, il padrone capisce come tutto ciò che aveva fatto fosse sbagliato.

Metropolis tra ideologia e storia

“In realtà Metropolis non mi piaceva molto perché era un film in cui gli esseri umani non contavano nulla, se non come parte di una macchina. La tesi principale era di Thea von Harbou, ma io sono responsabile almeno del 50% del film, visto che l’ho diretto. A quell’epoca non mi interessavo di politica come adesso. Non si può fare un film socialmente impegnato in cui si dice che il tramite fra il braccio e il cervello è il cuore – è una favola – senza dubbio. Ma mi interessavano molto le macchine. Ad ogni modo il film non mi piaceva – mi sembrava superficiale e stupido – poi quando vidi gli astronauti – che altro sono se non parte di una macchina? Dovrei dire ora che mi piace Metropolis perchè si è avverato qualcosa che avevo visto nella mia immaginazione, anche se l’ho detestato dopo averlo finito?”.

Queste le parole con cui Fritz Lang si esprime a proposito di un capolavoro, che è stato ed è tuttora modello insuperato. Capolavoro del cinema in generale e del cinema di fantascienza in particolare, Metropolis va collocato nella complessità socio-culturale del periodo in cui venne realizzato. Tratto dal romanzo Metropolis di Thea von Harbou, moglie di Lang, che ha curato la sceneggiatura, il romanzo e il film costituiscono un fondamentale elemento di riflessione, perché la scrittrice pochi anni dopo avrebbe aderito al partito nazista mentre il regista, ebreo per parte di madre, lasciò la Germania per raggiungere gli Stati Uniti. Probabilmente nella fusione di questi due elementi risiede anche una delle possibili cause delle pesanti critiche ricevute, tra gli altri, dal regista Bunuel, e apprezzato, al contrario, da Hitler, che vedeva sostegno e legittimazione alla sua ideologia nello sviluppo della trama e nel conciliante finale.

Nonostante le diverse e diversificate le letture di Metropolis, resta indiscusso il fascino e l’importanza del film, che costituisce una modello per la cinematografia mondiale per i legami con il teatro, in particolare, con il teatro di Ernst Toller e di Erwin Piscator, per gli elementi retorici, per il suo essere ontologicamente ‘visionario’. Il regista austriaco si avvalse della collaborazione di ben tre scenografi (Kettelhut, Hunte e Vollbrecht) e, grazie alla continua riflessione sull’immagine che la città avrebbe dovuto avere, il film superò qualsiasi aspettativa: senso di oppressione e sfruttamento, torre di Babele post litteram, il trionfo delle macchine, di Moloch, sete di sacrifici umani.

Il restauro ‘filologico’ del film e della colonna sonora ha finalmente restituito al pubblico la pellicola che rappresenta, per dirla con le parole di Jacques Lourcelles, “uno dei film più stupefacenti del cinema espressionista tedesco, uno dei rari film muti in grado di rappresentare ancora qualcosa per il grande pubblico di oggi”.

Metropolis restaurato
@Simon Zirkunow

Regia: Fritz Lang
Sceneggiatura: Fritz Lang, Thea von Harbou da un racconto di Tea von Harbou
Fotografia: Karl Freund, Günther Rittau
Effetti speciali fotografici: Eugen Schüfftan
Scenografia: Otto Hunte, Erich Kettelhut, Karl Vollbrecht
Sculture e robot: Walter Schultze-Mittendorff
Costumi: Anne Willkomm
Fotografo di scena: Horst von Harbou
Musica: Gottfried Huppertz
Interpreti: Brigitte Helm (Maria e il suo doppio artificiale), Alfred Abel (John Fredersen), Gustave Fröhlich (suo figlio, Freder), Rudolph Klein-Rogge (Rothwang, lo scienziato), Heinrich George (Groth, il capo operaio addetto alla macchina centrale), Fritz Rasp (Grot, lo Smilzo), Theodor Loos (Josaphat/Joseph), Erwin Biswanger (l’operaio n.11811), Olaf Storm (Jan, Hans Leo Reich (Marinus), Heinrich Gotho (il maestro di cerimonie), e molti altri tra cui 750 attori secondari e più di 30.000 generici.
Girato negli studi UFA di Neubabelsberg e Staaken.
Lavorazione: 310 giorni, 60 notti. Germania, B/N, 120′
Prima proiezione: Berlino, 10 giugno 1927, Ufa Palast am Zoo
Voto: 4.5/5
Recensito da Brigida Ranieri

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Brigida Ranieri nasce il 21 luglio 1983. Dottore di ricerca in Filologia Classica e redattrice presso il Thesaurus Latinae Linguae a Monaco di Baviera, ora è ricercatrice all'Università degli Studi di Perugia. Ama leggere e viaggiare e vive la vita come in un romanzo russo o in un film in bianco e nero di Godard in compagnia di Jean Paul Belmondo.
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