Maurits Escher, retrospettiva attraverso le opere meno conosciute6 min read

3 Giugno 2016 Cultura -

Maurits Escher, retrospettiva attraverso le opere meno conosciute6 min read

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La controversa ed affascinante figura di Maurits Cornelis Escher, incisore e grafico olandese attivo dal 1920 al 1969, rimane ancora oggi carica di mistero e magia. La sua mostra personale, ospitata a Roma, Bologna e Treviso, approda a Milano presso il Palazzo Reale dal 24 giugno fino al 22 gennaio.

Le sue opere più famose rimangono le raffigurazioni di un mondo caleidoscopico, visto quasi attraverso la lente di ingrandimento della matematica e dell’ordine geometrico che ci mostra un orizzonte infinito di scale e costruzioni traballanti.

Ma cosa si nasconde dietro a questo genio e alle sue opere meno conosciute?

Figlio di un ingegnere civile e fratello di un cristallografo, Escher fin dalla tenera età non brillò negli studi. Il padre tuttavia, nel tentativo di assecondare le passioni del figlio, lo iscrisse all’università di architettura, scelta che però egli rifiutò di perseguire, mostrandosi invece maggiormente attratto dai corsi di disegno del grafico Samuel Jessurun de Mesquita, che fu per lui una fonte d’ispirazione solida e preziosa.

Fondamentali per l’artista furono i suoi viaggi formativi, che egli compì dapprima in Italia (a Firenze, San Gimignano, Volterra, Siena e Ravello) e poi in Spagna (Madrid, Granada e Toledo). Amò moltissimo la campagna e l’architettura italiana, tanto che, dopo essersi sposato, decise di trasferirsi a Ravello e ci rimase fino al 1935, rimpiangendo successivamente per il resto della vita quegli anni. In Italia trovò infatti la pace e la quiete necessarie che vengono associate ai suoi periodi più prolifici dal punto di vista artistico.

A Granada invece visitò le stupende decorazioni del palazzo Alhambra, che ammirò e utilizzò per la divisione del suo piano di lavoro in pattern.

maurits escher opere
Schizzo di un mosaico del palazzo Alhambra, 1922 [areeweb.polito.it]

Maurits Escher opere

Le opere di Escher sono cariche di riferimenti geometrici che creano e rimandano a dei circuiti chiusi a ripetizione, come il Triangolo di Penrose o il Cubo di Necker (dove non si capisce quale faccia del cubo sia davanti). Egli perciò trae spunto da una visione non solo grafica dell’infinito, ma anche concettuale, rimandando continuamente al tema del percorso, come il percorso che compiono gli occhi dello spettatore verso la ricerca di una via d’uscita. Davanti a un suo lavoro siamo invasi da una percezione di movimento lieve ma costante, grazie all’affiancamento di mondi bidimensionali che si scontrano fondendosi in un unicum dove lo spazio ed il tempo sembrano essersi momentaneamente fermati.

L’ambiguità visiva diventa quindi ambiguità di significato, e il riempimento di ogni spazio disponibile sulla carta diventa quasi un paradosso che vuole invece mostrare un nulla finito. L’horror vacui viene marcato con un sovraccarico di reiterazioni e di elementi matematici riconducibili all’effetto Droste della grafica olandese.

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Castrovalva, 1930 [mcescher.com]
Già nelle opere giovanili, Escher mostra una sintomatica evoluzione verso un plasticismo grafico e la ripetitività dell’elemento decorativo. La tecnica compositiva sottintende un insieme di tasselli e di microdettagli raccontati in un maniacale susseguirsi perseguendo un’esasperazione del realismo al fine stesso di distaccarsene.

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Sky and water II, 1938 [wikipedia.org]
Da piccolo Escher si divertiva a sistemare i pezzettini di formaggio su una grande fetta di pane imburrata in modo da non lasciare spazi vuoti; e più tardi dichiarerà che “La divisione regolare del piano è diventata un’autentica mania, a cui sono ormai assuefatto”.

“Anche se non ho avuto un’istruzione o conoscenze in scienze esatte, mi sento più spesso vicino ai matematici che ai miei colleghi artisti”, diceva Escher.

La fioritura artistica di Escher prosegue attraverso l’inconciliabilità con il realismo e la ricerca della raffigurazione di elementi costanti, a volte però invertendone la componente della natura stessa, passando dall’aria (gli uccelli) alla terra (i pesci). La sua teoria della simmetria del colore che abbina colori contrastanti tra loro, dove il bianco è il cielo e il nero è la terra, verrà ripresa e studiata successivamente da molti grafici e cristallografi.

Escher è solito iniziare le sue opere accostando due concetti arbitrari, apparentemente distanti di significato (come gli uccelli e i pesci, la terra e il cielo).

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Puddle, 1952 [mcescher.com]
Egli però non si accontenta delle esperienze che trae dal vissuto e dal quotidiano, ma si spinge nel regno dell’impossibile creando correlazioni tra piani dissimili che però l’artista fonde scambiandone gli elementi caratterizzanti. Nella sua opera Puddle è sintetizzato il contrasto tra la dimensione tridimensionale che deve essere rappresentata bidimensionalmente dall’artista; un conflitto che portò alla produzione di alcune tra le sue più belle opere a cavallo del decennio 1950-1960.

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Depth, 1955 [wikiart.org]
Un passaggio non meglio chiarito, è quello dell’invenzione di nuovi animali. Uno dei suoi ultimi lavori fu infatti la creazione dei pesci volanti, così chiamati per la loro strana natura. Questo lavoro richiama chiaramente il gioco delle composizioni di Penrose, amico di Escher e matematico presso la Oxford University.

In quest’opera, Depth, abbiamo la percezione che il compito dell’artista non si debba esaurire nella mera rappresentazione degli oggetti o degli animali, ma che egli voglia scavare a fondo nella loro natura, fino ad arrivare al paradosso e a sovvertire le leggi della percezione visiva garantendo allo spettatore la libertà di poter giocare con l’opera d’arte stessa scomponendola con gli occhi, ridefinendola attraverso i dettagli, soffermandosi sulle figure o piuttosto sulla composizione.

Ci proietta così in un mondo magico che rimanda ad artisti olandesi come Brueghel o Bosch, anch’essi inventori di animali fantastici.

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Ascending and descending, 1960 [mcescher.org]
Il rapporto particolare di Escher con l’architettura lo porta a voler sintetizzare questa materia in molte sue opere, creando strutture con varchi e passaggi che sembrano portare l’occhio inesperto dello spettatore ad un presunto traguardo. L’edificio si allunga all’interno di uno sfondo bianco, la figura dev’essere perciò isolata e unica, ma appare curata nei minimi dettagli attraverso la divisione regolare del piano.

Ascending and descending rappresenta un complesso di case i cui abitanti (apparentemente dei monaci) camminano in un percorso circolare fatto di scalini. Se però osserviamo attentamente l’opera ci si accorge ben presto che i monaci compiono un percorso sempre in discesa o sempre in salita, lungo una scala impossibile.

“Noi non conosciamo lo spazio – scriveva Escher – non lo vediamo, non lo ascoltiamo, non lo percepiamo. Siamo in mezzo ad esso, ne facciamo parte, ma non ne sappiamo nulla… Vediamo soltanto sentieri, segni; non vediamo lo spazio vero e proprio”.

Nelle opere di questo decennio l’alto e il basso, l’orientamento degli oggetti a destra o a sinistra, dipendono dalla posizione che l’osservatore decide di prendere. Tutto sembra capovolto, irreale.

L’uso degli effetti ottici diventa, ad un certo punto della sua vita, fondamentale e rituale; quasi a voler consacrare quindi il suo totale distacco dall’arte intesa in senso classico, a favore piuttosto di una logica rigorosa e di una divisione geometrica degli spazi, che non tralascia mai però una velata e sottile ironia di rappresentazione.

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Snakes, 1960 [mcescher.com]
L’ultima sua xilografia, Snakes, sembra essere il trionfo della tassellazione che si fonde con il suo concetto di infinito basato sul modello di Poincaré del piano iperbolico. Le figure regolari coprono il piano senza sovrapporsi tra loro e, man mano che ci avviciniamo sia al centro che al bordo dell’opera sembrano restringersi sempre più, creando l’illusione di un disegno infinito.

Con quest’opera sembra che l’artista abbia finalmente trovato la pace e l’ordine interiore, oltre che grafico. La poliedrica figura di Escher non si può classificare solo come artista o grafico o incisore o matematico, ma piuttosto una personalità che ha incarnato tutte queste definizioni, tracciando un solco importante per l’arte del suo tempo.

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Lettrice, idealista, riservata ed amante dell'arte in ogni sua forma. Ha lavorato come guida alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia, ha collaborato al Festival Internazionale del Teatro in Piazza di Santarcangelo di Romagna, e non ha mai smesso di lavorare nel mondo dello spettacolo e nell'allestimento di mostre. E non ha mai smesso di scrivere.
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