Le differenze tra Le Pen e Salvini: economia, alleanze, immigrazione4 min read

8 Dicembre 2015 Mondo Politica Politica interna -

Le differenze tra Le Pen e Salvini: economia, alleanze, immigrazione4 min read

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Le differenze tra Le Pen e Salvini: economia, alleanze, immigrazione
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Il segretario della Lega Matteo Salvini ha motivo di esultare della vittoria del Front National alle elezioni regionali francesi. La sua Lega è infatti ormai considerata l’omologa italiana (euroscettica e anti-immigrazione) del movimento di estrema destra d’oltralpe. Le Pen e Salvini hanno condiviso, oltre ai balli sfrenati in discoteca durante l’ultimo congresso del FN, la battaglia, in entrambi i casi vittoriosa, per rinnovare i propri partiti e renderli credibili (almeno per una parte dell’elettorato) come forze di governo.

Entrambi, Marine e Matteo, hanno dovuto scontrarsi con l’ingombrante figura dei leader/fondatori dei rispettivi movimenti, con l’aggravante, nel caso di Marine, di doversi confrontare con un padre che era anche, però, il padrone del partito.

Sia la Lega che il Front erano stati in grado di sparigliare le carte della politica italiana e francese alla fine del secolo scorso, ma la forza propulsiva dei due movimenti sembrava ormai essersi esaurita fra scandali, compromessi e isolamento quando i due giovani virgulti della destra europea si sono assunti il compito di modificare in profondità le fondamenta dei due partiti, riuscendo però al contempo a non deludere lo zoccolo duro dell’elettorato storico. Un mezzo miracolo, di questi tempi.

Le differenze tra Le Pen e Salvini però, cominciano qui, vediamo perché:

Opposti riposizionamenti

La vera novità della Lega, negli anni ’80, fu costituita dal presentarsi come forza trasversale agli schieramenti, con l’ambizione di comprendere al suo interno tutte le componenti politiche in nome dell’indipendenza della Padania, il giovane Salvini si ritrovò addirittura capogruppo dei “comunisti padani” nel pittoresco parlamento padano di Chignolo Po. La leadership di Salvini l’ha invece spostata ancora più a destra di quanto non fosse sotto la guida Bossi, aprendo, con Noi con Salvini, al patriottismo e al nazionalismo e abbandonando definitivamente le spinte secessioniste. Marine Le Pen sta invece tentando di scrollarsi di dosso l’etichetta di partito parafascista, revanchista e colonialista che ha sempre accompagnato (nonostante gli sforzi di presentarsi anch’esso come forza trasversale) il Fronte del padre Jean Marie arrivando a dichiarare, dopo la notizia della vittoria, che destra e sinistra sono ormai morte, cosa che a noi italiani non può non ricordare il Movimento 5 Stelle che con la Lega degli esordi ha, infatti, non poche affinità.

Politica economica

Pur avendo rimodulato l’originale spinta antistatalista della Lega degli esordi il partito di Salvini continua a mantenersi essenzialmente all’interno dell’alveo liberista, l’elettore di riferimento rimane il piccolo imprenditore diffidente verso tutto ciò che è pubblico che individua in Equitalia e nel sistema di tassazione il suo peggior nemico. Al contrario il Fronte National, se escludiamo la sbandata per Reagan del vecchio Jean Marie negli anni Ottanta, si è sempre mantenuto saldamente statalista, con un programma economico fortemente keynesiano ed egualitarista. Non è un caso che la mappa del voto di domenica scorsa in Francia ricalchi fedelmente quella della disuguaglianza d’Oltralpe mentre la geografia della Lega è ancora saldamente legata ad alcune fra le zone più ricche del Paese.

Le alleanze

La manifestazione di Bologna ha suggellato, anche se su posizioni di forza ribaltate, il riavvicinamento della Lega a Berlusconi. Salvini sa che per arrivare al ballottaggio ha bisogno delle percentuali, significativamente più basse che in passato ma comunque a cifra doppia che appartengono al dominus del centrodestra degli ultimi vent’anni, e per questo ha dovuto accantonare alcune sue velleità di protagonismo assoluto. Marine, al contrario, non vuole allearsi con Sarkozy o comunque non potrebbe farlo in nome di quella tacita conventio ad excludendum che da sempre vede socialisti e moderati francesi fare fronte comune contro l’avanzata di una forza che entrambi giudicano pericolosa per la democrazia.

Forza effettiva

Dal punto precedente deriva la debolezza intrinseca della Lega nel panorama italiano, costretta ad inseguire i due fuggitivi PD e M5S rivolgendosi agli alleati del passato quando il FN è uscito primo partito e vincitore assoluto di questa tornata elettorale (l’alleanza impossibile con i Repubblicani di Sarkozy consegnerebbe loro quasi il 60% dei consensi). Renzi si è affrettato a sottolineare questa differenza rimarcando come il Partito Democratico abbia saputo rinnovarsi tenendo testa al crollo dei consensi verso i partiti tradizionali che affligge tutta Europa. In realtà il merito del contenimento di Salvini in Italia andrebbe diviso con i 5 stelle, capaci, più di Salvini, di intercettare quel malcontento, fagocitato invece in Francia, quasi per intero, dalla segretaria del Front.

Immigrazione

Sebbene entrambi i partiti siano ferocemente contrari all’immigrazione i toni usati nei confronti degli immigrati rimangono molto diversi. Ha avuto molto risalto in Italia l’intervista a Wallerand de Saint-Juste, capolista del FN nella regione di Parigi, che condannava il titolo di Libero (Bastardi Islamici) e bollava come stronzo chiunque provasse ad equiparare musulmani e terroristi. Il Front National sa, infatti, che se realmente aspira a governare il Paese non può non provare a convincere almeno una parte di quell’ormai vastissimo elettorato formato da immigrati di seconda e terza generazione (famoso rimane il manifesto del 2007 con la giovane magrebina che invitava a votare Le Pen), tracciando un confine netto fra i Francesi (di qualunque etnia o provenienza) e quelli arrivati dopo la riforma dello Ius Soli del 1994, i terroristi e gli islamici, i delinquenti e i migranti. La stessa cosa non sembra al momento necessaria per la Lega in un Paese di recente immigrazione come l’Italia, dove al contrario appare più redditizio lasciare sfumate certe definizioni facendo l’occhiolino alla più bieca xenofobia di buona parte dei propri follower e sostenitori.

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Quest'anno ho fatto il blogger, il copywriter, il cameriere, l'indoratore, il web designer, il dottorando in storia, il carpentiere, il bibliotecario. L'anno prossimo vorrei fare l'astronauta, il rapinatore, il cardiochirurgo, l'apicoltore, il ballerino e il giocatore di poker prof.
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