Punti di vista su “Il Collegio”, Rai 2 propone un nuovo reality5 min read

3 Gennaio 2017 Cultura -

Punti di vista su “Il Collegio”, Rai 2 propone un nuovo reality5 min read

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il collegio rai 2

Il mio incontro con Il Collegio, il nuovo reality show di Rai 2, è stato casuale ma intenso.

Il programma ha una formula molto semplice: diciotto adolescenti sono chiusi in un collegio che segue le regole del 1960. Dalle uniformi scolastiche alla pettinatura adeguata, dal coprifuoco notturno al cucchiaio di olio di fegato di merluzzo prima di colazione, dalla severità dei professori alla caccia a tutto ciò che è tecnologico da parte dei due sorveglianti, tutta la produzione punta a confrontare la rigidità di un tempo alla libertà ed emancipazione attuali.

Al termine delle quasi tre ore della prima puntata, che hanno saputo tenermi davanti al televisore in parte per la curiosità, in parte per qualche momento divertente, in parte per lo scandalo suscitato da certi comportamenti dei ragazzini, potrei enumerare diverse considerazioni, che però lascerebbero il tempo che trovano.

Di certo credo che, se lo scopo del reality fosse quello di responsabilizzare gli adolescenti protagonisti e quelli che li seguono da casa, sarebbe destinato ad un totale fallimento: i diciotto partecipanti non faranno che ringraziare Dio di non essere nel 1960 e, se mai assimileranno le regole del collegio, torneranno a vivere la loro esperienza scolastica tradizionale secondo la logica di ribellione e scarso rispetto del corpo docente che sono emersi durante tutta la puntata; ed i ragazzi da casa parteggeranno per l’uno o l’altro coetaneo, idolatrandone le mascalzonate e le rispostacce più che l’evoluzione comportamentale e la presa di coscienza.

Il programma, in ogni caso, pur rivolgendosi prevalentemente ad un pubblico giovane, può dare spunti di riflessione a diverse categorie di spettatori. Ho provato ad immaginare che cosa ne potrebbe trarre ciascuna di queste categorie.

Se fossi un adolescente

Se fossi un adolescente rientrerei alla perfezione nel vero target del programma. Ne Il collegio gli eroi sono gli studenti che partecipano e la loro grandezza non sta nei valori, nell’attenzione alle lezioni, nel rispetto per gli insegnanti, nel percorso che li porterà ad adeguarsi alle regole del secolo scorso, quanto nella furbizia con cui riescono a nascondere gli smartphone dagli occhi dei sorveglianti, a sgattaiolare nel dormitorio dell’altro sesso, a deridere i professori alle spalle e a rispondere con decisione e strafottenza ai loro ordini.

Gli adolescenti di oggi sono ovviamente lontani dallo stile e dalle norme di sessant’anni fa e li ritengono a priori esagerati e sbagliati, se non altro perché sono l’opposto della grande libertà attuale.

Più di un partecipante mostrava orgoglioso i propri tatuaggi, nessuno riusciva a fare a meno del proprio smartphone, molti rifiutavano testardamente e a sguardo alto le consegne degli insegnanti.

Il programma ad un adolescente non insegna che a scuola si dovrebbe tenere un atteggiamento consono, se non proprio rigido come nel ’60 perlomeno intermedio e rispettoso degli altri, ma rappresenta in buona misura l’esaltazione della ribellione alle regole.

Il Collegio Rai 2: se fossi un insegnante

Se fossi un insegnante mi sentirei in parte consolato, in parte affranto.

Consolato perché il campione assortito dei protagonisti del reality, provenienti da tutta Italia e di età diverse, conferma che la maggior parte degli studenti di oggi faticano ad accettare le regole e a mantenere atteggiamenti corretti in classe e fuori.

Mal comune mezzo gaudio, quindi, con la certezza che la mancanza di rispetto nei confronti degli insegnanti non sia legata al “polso” dell’insegnate stesso (o non solo a quello), ma ad un problema di fondo che evidentemente scava le proprie radici nelle famiglie ultra-protettive e nel generale declino di certi valori del mondo moderno.

Affranto per la stessa ragione: come svolgere al meglio il mio ruolo di educatore di fronte ad una popolazione scolastica di questo livello, spesso senza il supporto delle famiglie, più pronte ad accettare le mancanze dei figli, quando non arrivano a criticare apertamente le segnalazioni dei professori?

Ovviamente farei anche un po’ di autocritica e mi chiederei se io ed i miei colleghi svolgiamo sempre al meglio il nostro lavoro, senza lasciare correre eccessivamente, per rassegnazione, assuefazione, calo di entusiasmo.

il collegio rai 2

Se fossi un genitore

Se fossi un genitore e vedessi certi atteggiamenti dei ragazzi de Il Collegio, specialmente durante le ore di lezione, mi chiederei immediatamente se mio figlio rispecchia il campione mostrato dal programma.

Penserei a quanto mi riportano gli insegnanti durante i colloqui, alle lamentele che emergono riguardo agli studenti, e proverei a pormi nei loro panni per capire se davvero hanno tutti i torti, o se gestire una squadra di persone disinteressate e poco rispettose non sia frustrante.

Mi chiederei infine se il metodo educativo che ho usato con mio figlio sia sufficiente ad impedire che lui tenga certi comportamenti a scuola e se io non sia troppo indulgente nei suoi confronti, troppo accondiscendente con le sue richieste, troppo schierato al suo fianco e contro i professori che spesso ritengo esagerati. Di sicuro, sarei preoccupato.

Se fossi una persona qualunque

Se fossi una persona qualunque, che non lavora nella scuola e non ha figli adolescenti, mi chiederei dove stiamo andando.

Sarei particolarmente colpito dalla dipendenza dei giovani dagli smartphone, dalla difficoltà che mostrano nel rispettare le regole, dall’eccessivo dilagare di quel concetto di ribellione che è stato ribadito da molti video di presentazione dei ragazzi, sia attraverso le loro stesse parole che attraverso quelle dei genitori.

Penserei alla mia adolescenza, alle mie bravate, ma troverei sempre un pizzico in più di moralità, serietà e rispetto di quelli che sono emersi nella prima puntata del programma. E probabilmente sarei orgoglioso di appartenere alla stessa generazione di Fran Altomare.

Immagini| facebook.com/IlCollegioReality

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Classe '85, divido il tempo tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Amo la lettura, la scrittura (ho pubblicato cinque romanzi) ed i videogiochi, non disprezzo fumetti, calcio, cinema e cucina. Eterno bambino, amo la vita e credo che sia troppo breve per non interessarsi a... tutto!
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