Governo Gentiloni: perché sì, perché no3 min read

13 Dicembre 2016 Politica Politica interna -

Governo Gentiloni: perché sì, perché no3 min read

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Governo Gentiloni: perché sì, perché no

Il quarto Presidente del Consiglio non eletto dal popolo? Eppure la Costituzione recita che il Presidente del Consiglio non è mai eletto dal popolo. È giusto allora accettare qualunque decisione venga presa nei palazzi romani e dimenticare il segnale che i cittadini hanno voluto mandare con l’alta affluenza al referendum del 4 dicembre e col relativo risultato? Esistevano altri modi, altre persone, altre tempistiche, altre soluzioni per gestire la crisi in atto?

Governo Gentiloni: perché sì

• Perché la nomina del Presidente del Consiglio, secondo l’articolo 92 della Costituzione, spetta al Presidente della Repubblica. In seguito a crisi di governo o dimissioni come nella fase politica attuale, il Presidente avvia le consultazioni con i gruppi parlamentari, i presidenti delle camere e gli ex Presidenti della Repubblica e individua la personalità che ritiene più idonea ad ottenere la fiducia di Camera e Senato e a formare il Governo.

• Perché le dimissioni di Matteo Renzi non sono state determinate dalla perdita di fiducia parlamentare. La composizione di Camera e Senato è invariata e la maggioranza è la stessa che esisteva fino al 4 dicembre, pertanto, sulla carta, la governabilità non è preclusa.

• Perché, come lo stesso Presidente Mattarella ha dichiarato, l’Italia ha appuntamenti internazionali e urgenti questioni interne a cui mettere mano che richiedono un’immediata operatività del Governo. Un Governo dimissionario in carica fino a prossime -ravvicinate- elezioni e soprattutto l’inizio di una nuova campagna elettorale avrebbero di fatto messo tutto in standby fino al giorno del voto.

Governo Gentiloni: perché no

• Perché in un periodo storico/politico caotico come quello attuale, avvelenato da dinamiche di palazzo non sempre chiare alla gente (dalla destituzione di Berlusconi alla nomina di Monti, dall’elezione di Bersani al sopravvento di Letta e all’assalto di Renzi) l’idea di un ennesimo premier sbucato fuori dal nulla è deleteria per la fiducia dei cittadini nella politica.

• Perché il referendum del 4 dicembre, interpretato come voto politico sia dai sostenitori del SI che da quelli del NO, sia da Matteo Renzi che dai suoi oppositori, meritava di essere letto come desiderio di allontanarsi il più possibile dall’esperienza del Governo Renzi, che di fatto invece sopravvive in quello Gentiloni.

• Perché non c’è garanzia che il nuovo Governo assuma come massima priorità la definizione di una legge elettorale per Camera e Senato, il più possibile condivisa dalle forze politiche, dopo la cui realizzazione si andrà ad elezioni. Se, per qualunque motivo, l’esperienza Gentiloni si protrarrà fino a dopo l’estate o alla fine della legislatura nel 2018, sarà difficile non dare ragione a chi sostiene che la maturazione del vitalizio e la necessità di far dimenticare la batosta a Renzi in vista delle prossime elezioni non siano tra i pensieri della maggioranza.

Questa la nuova composizione del governo Gentiloni, che ha prestato giuramento ieri:

Ministri senza portafoglio
Anna Finocchiaro ai Rapporti col Parlamento (subentra alla Boschi)
Marianna Madia confermata alla Semplificazione e Pa
Enrico Costa resta ministro agli Affari Regionali
De Vincenti alla Coesione territoriale e Mezzogiorno
Luca Lotti allo Sport (con delega all’Editoria e al Cipe)

Ministri con portafoglio
Angelino Alfano prende il posto di Gentiloni al ministero degli Esteri
All’Economia confermato Pier Carlo Padoan
Agli Interni Marco Minniti subentra ad Angelino Alfano
Andrea Orlando resta ministro alla Giustizia
Alla Difesa confermata Roberta Pinotti
Claudio Calenda resta ministro allo Sviluppo economico
Maurizio Martina confermato alle Politiche agricole
All’Ambiente confermato Gianluca Galletti
Graziano Delrio resta ministro alle Infrastrutture
Al Lavoro confermato Giuliano Poletti
All’Istruzione Valeria Fedeli (fuori Stefania Giannini)
Alla Cultura confermato Dario Franceschini
Alla Salute confermata Beatrice Lorenzin

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Classe '85, divido il tempo tra la moglie e i tre figli e le più svariate passioni. Amo la lettura, la scrittura (ho pubblicato cinque romanzi) ed i videogiochi, non disprezzo fumetti, calcio, cinema e cucina. Eterno bambino, amo la vita e credo che sia troppo breve per non interessarsi a... tutto!
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