Il decreto Minniti-Orlando spiegato per bene6 min read

6 Luglio 2017 Politica Politica interna -

Il decreto Minniti-Orlando spiegato per bene6 min read

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Richiedenti asilo cercando di capire cosa dice il decreto Orlando Minniti
@marida augusto

Il 17 agosto 2017 è diventato operativo il decreto Minniti-Orlando relativo alle nuove procedure per la richiesta di asilo nel nostro Paese. Fin dalla sua presentazione, il decreto ha provocato forti polemiche e proteste da parte di ONG (Organizzazioni non governative) e associazioni di avvocati (come ASGI) e il governo ha dovuto porre la fiducia per farlo approvare al Senato. Vediamo quali cambiamenti ha introdotto il decreto Minniti-Orlando e quali sono i motivi della contestazione.

Decreto Minniti-Orlando: breve storia

Nel Febbraio 2017 i ministri Minniti (Interni) e Orlando (Giustizia) presentano al Governo il testo di due decreti destinati a far discutere: il primo riguarda la sicurezza urbana (con il famigerato Daspo urbano), mentre il secondo vuole introdurre nuove misure per accelerare le procedure per l’asilo da parte dei migranti che decidono di fare richiesta d’asilo in Italia. Quest’ultimo supera il primo esame alla Camera, ma viene approvato al Senato solo dopo un maxi-emendamento del governo su cui era stata posta la fiducia e con numeri poco rassicuranti: la fiducia viene incassata con soli 145 voti a favore (93 PD su 99, 25 Ap su 27, 13 Mdp su 15, 11 Autonomie su 13 e 3 senatori Gal). Il decreto Minniti-Orlando si porta dietro molte critiche da parte delle opposizioni ma soprattutto da tutte le associazioni umanitarie che si occupano di migranti.

I punti più criticati del decreto

Dai CIE ai CPR. Gli attuali CIE (Centri di identificazione ed espulsione) verranno ripensati e la loro rete verrà estesa: diventeranno Centri di permanenza per il rimpatrio (CPR), ve ne sarà uno in ogni regione per un totale di venti centri sparsi per tutto il territorio nazionale. Secondo le rassicurazioni dello stesso ministro Minniti, i centri non ospiteranno più di cento persone, sorgeranno lontano dalle città e, ove presenti, anche vicino agli aeroporti. I posti totali saranno 1600 e i centri si occuperanno di offrire alloggio ai migranti smistati dopo la prima accoglienza in attesa dell’esame della richiesta di asilo.

L’istituzione di giudici speciali. Il decreto prevede la creazione di sezioni speciali dedicate interamente alle richieste di asilo e ai rimpatri. Queste sezioni saranno formate da magistrati con una profonda conoscenza del fenomeno migratorio. Proprio qui vengono sollevati i primi dubbi di legittimità costituzionale: secondo l’articolo 102 della nostra Costituzione

Non possono essere istituiti giudici straordinari o giudici speciali

lasciando solo la facoltà di creare “sezioni specializzate in determinate materie”. I criteri di scelta dei giudici che andrebbero a comporre queste sezioni potrebbero quindi entrare in contrasto con i principi costituzionali espressi dall’articolo 102. Come riporta Gianfranco Schiavone, avvocato di Asgi (associazione studi giuridici sull’immigrazione) su Redattore Sociale:

La differenza è sottile: non si parla di giudici speciali, vietati espressamente dalla Carta costituzionale, ma di sezioni specializzate. Il problema, però, rimane: la specializzazione, infatti, non è riferita all’intera materia, e cioè al diritto dell’immigrazione nel suo complesso, ma ai rifugiati, cioè solo alla protezione internazionale. Questo rischia di confermare l’idea di un giudice speciale solo per i richiedenti asilo e potrebbe configurare un possibile conflitto di legittimità, e la norma potrebbe essere considerata discriminatoria.

Un grado di giudizio in meno per i richiedenti asilo. Il testo prevede anche l’abolizione del secondo grado d’appello per chi si è vista rifiutata la richiesta di asilo in primo grado. Secondo i redattori del testo, la creazione delle sezioni speciali e le competenze specifiche dei giudici che le comporranno sarebbero una garanzia sufficiente per determinare l’adeguatezza di merito per una richiesta d’asilo. Per snellire e velocizzare le procedure di rimpatrio è stata quindi proposta l’abolizione dell’appello di secondo grado da parte del richiedente rifiutato che potrà dunque rivolgersi direttamente solo alla Cassazione. Dalle pagine di Internazionale, sempre l’avvocato di Asgi avverte sui rischi di tale procedura:

Siamo di fronte a una procedura che ha lo scopo di accertare la lesione di un diritto fondamentale, un diritto che, se violato, comporta un pericolo come violenze, torture, persecuzioni, fino al rischio della vita della persona. Non avere un secondo grado di giudizio è molto grave, si attribuisce al giudice di primo grado tutta la responsabilità, in un paese in cui manca una cultura diffusa nella magistratura su questi temi.

Le nuove disposizioni prevedono inoltre un rito camerale senza udienza, nel quale il giudice si limiterà a prendere visione della videoregistrazione del colloquio del richiedente asilo davanti alla commissione territoriale. Ancora Schiavone evidenzia come questo procedimento sia in contrasto con la direttiva europea 32/2013 sulle procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato:

Assicurare un ricorso effettivo ex nunc comporta che il giudice debba ascoltare il richiedente asilo, fargli delle domande e andarsi ad ascoltare le fonti: cioè esaminare tutti gli elementi di fatto e di diritto, non solo una videoregistrazione.

Minniti Orlando alle camere: il maxi-emendamento

Date le aspre critiche mosse in fase di discussione al Senato, il governo ha presentato un maxi-emendamento per cercare di accogliere alcune richieste e abbassare i toni polemici attorno al provvedimento.

    • – Il numero delle nuove sezioni speciali per l’immigrazione è stato aumentato dalle iniziali 14 a 26.

– L’attribuzione del diritto di asilo non sarà più stabilita da un giudice monocratico, ma sarà un collegio di giudici (giudice collegiale) a prendere la decisione finale. La trattazione rimane tuttavia competenza di un solo giudice.

– Al richiedente viene ora data la possibilità di chiedere al giudice di essere ascoltato in prima persona. Rimane comunque a discrezione del giudice decidere se accogliere tale richiesta o limitarsi semplicemente alla visione della videoregistrazione come previsto dal procedimento regolare.

– Verranno messe a disposizione maggiori risorse economiche per lo stanziamento di forze armate presso le ambasciate e gli uffici consolari in cui vi è una particolare affluenza di migranti: 2,5 milioni di euro per il 2017 e 5 milioni per il 2018.

Il testo ha recepito almeno un cambiamento importante per quanto riguarda il trattamento riservato ai minori e prevede di accogliere senza alcuna distinzione tutti i minori che arrivano sul territorio italiano soli, senza genitori o familiari di riferimento. In questo modo si vogliono offrire le dovute garanzie ai diritti sanciti dalla Dichiarazione dei diritti del Fanciullo dell’Onu.

La risposta sbagliata ad un problema vero

Il decreto è stato approvato ad agosto alla Camera in via definitiva ma le modifiche arrivate col maxi-emendamento al Senato non hanno accontentato praticamente nessuno dei soggetti più critici: la Comunità di Sant’Egidio, Arci, Antigone, Amnesty International, il Centro Astalli, il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca) e anche l’associazione nazionale magistrati (Anm), hanno apertamente rinnovato la loro contrarietà al provvedimento. La posizione delle associazioni umanitarie rimane chiara: il decreto Minniti costituisce la risposta sbagliata a una serie di problemi veri che il governo non sembra in grado di affrontare, come l’inclusione nella società dei richiedenti asilo e la promozione delle vie legali per l’accesso al nostro Paese. Addirittura per Filippo Miraglia dell’Arci “il testo è irricevibile” e punta a “rincorrere le destre sui temi securitari” per un puro scopo elettorale. Particolarmente critici sono stati anche i senatori del PD Luigi Manconi e Walter Tocci, che lo scorso 29 marzo non hanno votato la fiducia sul nuovo testo:

[il decreto] configura per gli stranieri una giustizia minore e un ‘diritto diseguale’, se non una sorta di ‘diritto etnico’, connotata da significative deroghe alla garanzie processuali comuni. […] Nell’unico grado di merito ammesso il contraddittorio è talmente affievolito da escludere, salvo casi eccezionali, la partecipazione dell’interessato al giudizio.

decreto Minniti-Orlando spiegato per bene: cosa cambia nella richiesta di asilo e quali sono i passaggi più contestati
@Palazzo Chigi

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Fiorentino di nascita, Web Marketing Specialist per diletto e Nerd di professione. Si nutre di cultura pop e vive la sua vita perennemente in direzione ostinata e contraria. Per Le Nius supporta l'area editoriale, in ambito politica, e l'area social. matteo@lenius.it
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