Chi sono i peshmerga curdi?5 min read

21 Ottobre 2016 Mondo Politica -

Chi sono i peshmerga curdi?5 min read

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Chi sono i peshmerga curdi?
@Kurdishstruggle

L’assedio di Mosul da parte dei curdi peshmerga appoggiati dall’Occidente e dall’esercito iracheno va avanti ormai da diversi giorni, ma l’Isis continua a difendere la propria roccaforte. I guerriglieri curdi hanno accerchiato la città controllata dal Califfato da nord e da est, dopo aver liberato diversi villaggi della regione dalle bandiere nere. Ma chi sono i peshmerga curdi? Qual è il loro ruolo nella guerra contro lo Stato Islamico?

Il Kurdistan iracheno

Come abbiamo già avuto modo di vedere parlando dei curdi turchi, il Kurdistan è a tutti gli effetti una nazione, non riconosciuta e divisa fra più Stati: Turchia (sud-est), Iran (ovest), Iraq (nord) e, in maniera ristretta, Siria (nord-est). In ognuna di queste regioni vivono decine di migliaia di curdi sunniti da sempre in lotta per rivendicare la propria indipendenza. In Iraq sono due i partiti che rappresentano gli interessi delle minoranze curde: il Partito democratico del Kurdistan (PDK) e l’Unione Patriottica del Kurdistan (UPK). Dal 2005, grazie alla nuova Costituzione irachena, il Kurdistan iracheno ottiene lo status di regione autonoma, pur rimanendo inclusa fra i territori dell’Iraq.

Il PDK è attualmente alla guida della regione indipendente che si è dotata anche di un proprio esercito, anche col supporto del PKK turco: con il termine “peshmerga” vengono infatte identificate le forze armate del Kurdistan iracheno. Con l’inizio della guerra contro l’Isis, alcuni battaglioni dell’esercito curdo sono stati integrati nell’esercito nazionale iracheno in supporto alle truppe ordinarie del Paese. La traduzione letterale della parola “peshmerga” indica “coloro che affrontano la morte” ed è stata adottata anche da altre cellule armate curde che lottano per l’indipendenza negli altri Paesi.

Peshmerga: un popolo di guerrieri

I curdi iracheni sono da sempre stati dei protagonisti nelle molteplici guerre che hanno caratterizzato la storia dell’Iraq dell’ultimo secolo. Dalla guerra d’indipendenza dell’Iraq dall’Impero Ottomano, passando per le due guerre del Golfo al fianco dell’Occidente, fino al conflitto odierno contro gli jihadisti del Califfato. Si sono sempre contraddistinti grazie alla loro profonda conoscenza del territorio e la loro preparazione militare. Inoltre, la cultura curda è per certi aspetti molto più moderna rispetto alle altre correnti sunnite: basti pensare che le donne combattono fianco a fianco agli uomini ed esiste un intero battaglione composto da sole donne soldato (come ci ha spiegato anche Zero Calcare nel suo fortunato Kobane calling).

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Anche grazie a queste differenze dalle tribù locali più tradizionaliste, gli Stati Uniti hanno individuato i curdi iracheni come loro principali alleati in tutti i conflitti che hanno coinvolto l’esercito americano sul suolo iracheno. Dopo la caduta di Saddam, la regione indipendente del Kurdistan ha avuto il suo riconoscimento ufficiale e goduto di un relativo boom economico grazie sopratutto ad investimenti dall’Occidente. Negli anni, i curdi si sono dimostrati fra gli alleati migliori delle Nazioni Unite nel medio oriente: nel perseguire l’obiettivo dichiarato di ottenere la completa indipendenza e formare finalmente uno Stato curdo autonomo, le popolazioni curde hanno sempre dovuto confrontarsi in prima linea contro i nemici dell’Occidente. Questo ha portato ad un dialogo continuo ed un’alleanza consolidata che però verrà messa a dura prova una volta iniziati i valzer diplomatici post-conflitti. Molto probabilmente, le forze armate curde metteranno sul tavolo la richiesta per il riconoscimento di un Kurdistan autonomo, dato il contributo fondamentale che hanno dato nel corso degli anni contro le formazioni jihadiste. Tuttavia, la nascita di uno Stato curdo indipendente non è ben vista da nessuno dei Paesi che ospitano le comunità curde e i possibili scenari non escludono l’apertura di nuovi fronti per l’indipendenza totale del Kurdistan.

La guerra contro l’Isis e l’assedio di Mosul

Dopo la repentina avanzata dello Stato Islamico in Iraq, i peshmerga hanno ricevuto ingenti quantità rifornimenti bellici sia dagli Usa che dall’Europa. Anche l’Italia ha inviato personale militare allo scopo di addestrare le forze di sicurezza curde ed irachene per la lotta contro il Califfato. Nel corso del 2015, grazie all’azione coordinata dei peshmerga, l’esercito iracheno e i raid aerei americani dalla Siria, vengono strappate dal controllo dell’Isis le aree attorno alle città di Tikrit, Ramadi e Falluja e buona parte del territorio iracheno torna sotto il controllo del governo di Baghdad.

Nell’ultima settimana è iniziato l’assalto all’ultima roccaforte dell’Isis, la città di Mosul. Giorno dopo giorno, i peshemrga stanno avanzando da nord riconquistando i villaggi occupati dai miliziani, avvicinandosi sempre di più alla città. A sud continua ad avanzare l’esercito iracheno mentre i caccia della coalizione occidentale guidati dagli Usa bombardano le basi di supporto del Califfato. Per tutta risposta, l’Isis sta usando la propria artiglieria per bombardare i villaggi vicini apparentemente per coprire la fuga dei propri soldati verso il vicino confine siriano. Malgrado la situazione appaia favorevole, il generale Stephen Townsend, comandante della coalizione internazionale a guida Usa ha dichiarato: “Potrebbe essere una battaglia lunga e difficile, magli iracheni sono preparati e noi li appoggeremo”.

A destare particolare preoccupazione rimangono anche le condizioni di civili ancora rimasti bloccati a Mosul: secondo le Ong presenti sul territorio, c’è il forte rischio che gli jihadisti possano utilizzare i civili come scudi umani per garantirsi una via di fuga verso la Siria. Il vicesegretario generale dell’Onu per gli Affari umanitari Stephen O’Brien Asimismo ha espresso “profonda preoccupazione per la sicurezza di 1,5 milioni di persone. Decine di migliaia di ragazze e ragazzi, donne e uomini, potrebbero essere usati come scudi umani. Migliaia di persone potrebbero essere costrette a lasciare la città e restare intrappolate tra le linee del fronte.”

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Fiorentino di nascita, Web Marketing Specialist per diletto e Nerd di professione. Si nutre di cultura pop e vive la sua vita perennemente in direzione ostinata e contraria. Per Le Nius supporta l'area editoriale, in ambito politica, e l'area social. matteo@lenius.it
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