Marc Chagall a Milano: come non l’avete mai visto8 min read

20 Novembre 2014 Cultura -

Marc Chagall a Milano: come non l’avete mai visto8 min read

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Marc.ChagallSe non tutti, di certo in molti hanno almeno lontanamente sentito parlare di Marc Chagall. Forse perché sembra un artista più immediato e ammiccante di altri, con quei suoi colori vivi e accattivanti, con le illustrazioni delle fiabe di La Fontaine che piacciono anche ai piccoli. Ma più di tutto fa breccia nel grande pubblico il sentimentalismo di quegli innamorati, oggetto di tanti dei suoi quadri più noti, che, svolazzanti in fluttuanti atmosfere oniriche, colpiscono i più romantici fan del volo a due, rigorosamente al chiaro di luna.

Però qui non si tratta della fatua dolcezza dell’evasione di una notte, prima che uno dei due, dopo la facile trasgressione, scappi a prendere il treno che lo riporterà a lasciare encomiabili orme sulla terraferma, rincasando nei più rassicuranti rifugi del politically correct. Non si tratta nemmeno di una platonica infatuazione adolescenziale. Chagall parla di un sogno reale che lui vive con sua moglie ogni giorno, di un legame speciale in cui fusione e libertà coesistono, e della forza che la fede in questo legame dà alla sua ispirazione e alla sua capacità di affrontare le avversità della vita.

Forse qualcuno si ricorda di quella scena del film Notting Hill, in cui lei regala a lui un vero dipinto di Chagall allo scopo di fugare con tocco fiabesco le realistiche paranoie di lui (che mai potrebbe permettersi un originale), senza pensare che in questo modo affonda ancor di più la lama nel suo complesso di inferiorità. Ciononostante, nel film alla fine “vissero tutti felici e contenti”, a prescindere dal quadro e (totalmente) da Chagall. Questo è un esempio non solo di quanto l’artista sia entrato a far parte dell’immaginario della cultura di massa, ma anche di come questo immaginario si fermi spesso alla superficie.

Infatti, conoscere il nome dell’artista e l’aver presente le sue creazioni più note non basta per poter cogliere la ricchezza di livelli di lettura di una produzione legata a un denso simbolismo multiculturale e religioso, oltre che alle contaminazioni della storia contemporanea, che porta con sé i temi più drammatici della guerra, della perdita, dell’esilio.

Proprio adesso è possibile ammirare la più ampia retrospettiva mai dedicata in Italia a questo artista all’omonima mostra al Palazzo Reale di Milano, fino al 1 febbraio.

Chagall a Milano: suggestioni

La vasta gamma di opere esposte a Milano mette in luce una sorprendente trama di corrispondenze tra i temi e la simbologia dei colori e dei soggetti. Si tratta di un universo interiore estremamente denso, fatto di metafore e ambivalenze, che meriterebbe una tesi di dottorato. Qui ci accontentiamo di offrire qualche suggestione.

Si vedono galli gialli come soli, che a volte hanno le sembianze di clown, che sono anche artisti, ebrei erranti e saggi, così come poeti che dormono sotto cieli rosa. Ma anche spose bianche, o cattedrali e vesti muliebri lilla, insieme a benevole mucche e asini, scorci della città natale, guanti neri come il dramma della perdita, fughe tra incendi e neve, crocifissi con veste ebraica, musiche azzurre profonde e tristi come il volto dei cari scomparsi, mani verdi e malate, eppure lassù in cielo occhi verde speranza vegliano benigni e intere città son fatte di case verdi come il prato.

Protagonisti sono anche tessuti decorati, candele accese, fiori variopinti e fragole rosse come l’ebbrezza amorosa, ma anche come il sangue; pendole alate e violini ci parlano. Non manca nemmeno Don Chisciotte: l’uomo nuovo, che con una carica ideale non più velleitaria, si lascia alle spalle sia la catastrofe della guerra sia le gabbie delle ideologie.MarcChagall

Chagall: la scintilla del ricordo e il valore dei simboli

Cosa fa scattare l’impulso alla pittura di questo artista? E come traduce questo impulso in linguaggio pittorico?

Motore del suo slancio creativo è un immaginario che scaturisce dal ricordo, come spesso succede agli esuli (Chagall stesso lo fu), e da un profondo senso di meraviglia. Chagall parte da scene di vita reale legate a emozioni o ricordi personali per creare dei simboli universali, che comunicano contemporaneamente su più livelli. Si coglie subito un piano più semplice e immediato, che comunica attraverso la piacevolezza dei colori e del fiabesco, e un altro più sottilmente simbolico che fa riferimento al sacro, legato principalmente al simbolismo ebraico con l’aggiunta di elementi cristiani.

A causa del ricorrere di questi riferimenti, ci si potrebbe chiedere il motivo di questo uso quasi ossessivo di tanti simboli convenzionali e tradizionali della sua cultura, cioè quella degli ebrei russi. È come se, dovendo scegliere un codice in quei tempi burrascosi, Chagall avesse scelto i simboli a lui più familiari, a cui si aggrappa come un naufrago farebbe con una zattera. Lo stesso per le immagini del suo villaggio natale, o dei volti dei suoi familiari. Per Chagall questi simboli identitari sono come lettere di una lingua, che gli ricorda le sue origini e che rende leggibili i contenuti di quello che vuole esprimere. Si tratta di un vocabolario di immagini giustapposte che si ripetono, come le parole in una poesia, in cui non tutte le sillabe sono accentate allo stesso modo. Infatti, osservando i dipinti, spesso si notano sullo sfondo delle micro-narrazioni più in piccolo, legate delle macro-narrazioni più evidenti, in modo apparentemente non logico. Eppure un  fil rouge razionale che lega questi racconti paralleli c’è.

Soggetto dei quadri di Chagall è il modo in cui frammentiamo i ricordi, li sovrapponiamo l’uno all’altro. A differenza dei surrealisti però, le sue immagini non procedono per associazioni inconsce, ma per ricordi personali consapevoli, a cui l’artista attribuisce dei precisi significati simbolici universali.

Chagall: la rivoluzione della meraviglia

Chagall utilizza dei riferimenti tradizionali e personali, trasfigurandoli in modo originale, con spirito apparentemente ingenuo e primitivo. Per questo Chagall è spesso considerato più un placido naive che un rivoluzionario in grado di influenzare il corso dell’arte futura. Ma si sa che non tutti gli artisti sono compresi, soprattutto quando non corrispondono allo stereotipo dell’artista tormentato, dichiaratamente di denuncia,  morto di eccessi e di stenti.

In molti fanno fatica a capire quanto è serio e rivoluzionario essere in grado di meravigliarsi per Chagall, probabilmente perché si sottovaluta la forza di questa arma non comune. La meraviglia è connessa al potere di rigenerazione che hanno la bellezza e il sacro. È una dimensione che assomiglia a quella del sogno, ma è più reale, perché è un sogno lucido: un modo consapevole di guardare la realtà che può cambiare il modo in cui si vive la realtà e quindi la stessa realtà.

L’artista di Vitebsk non è un ingenuo che vive nel mondo delle fiabe, ma uno che aspira alla saggezza e alla salvezza attraverso il suo immaginario. Prova a contrastare la desolazione delle macerie da cui è circondato con un senso di speranza e di bellezza, che non esclude affatto il dolore, ma che come un collante cerca di mettere insieme i pezzi della sua vita distrutta dalla guerre e, in seguito, dalla perdita dell’adorata moglie Bella.Marc-Chagall

Chi è in realtà Chagall?

Chagall è uno sperimentatore, che raccoglie influenze da tutta Europa: inizia ispirandosi all’impianto compositivo delle icone russe e ai colori dei fauve, poi a Parigi conosce Apollinaire (poeta e teorico del cubismo) e il particolare tipo di cubismo di Robert Delaunay. Inoltre, si spinge a esplorare le potenzialità del teatro e della danza e quindi di scenografie e costumi. Questi influssi contribuiscono a creare la forma in cui declina in modo personale il linguaggio simbolico proprio della cultura ebraica russa.

Quello che realizza sono dunque opere frutto di contaminazioni tra più culture, degli ibridi figli di una vita concepita come danza, come estetica del vagabondare, che hanno un buon impatto comunicativo per l’apparente immediatezza dei soggetti. Chiarezza che però inizia a sfumare quando a un secondo sguardo si colgono tanti piccoli dettagli sullo sfondo, ma in Chagall i dettagli sono tutto.

Tutto questo pullulare di ministorie nelle storia parla del senso di meraviglia che è volo cosciente, che è amore fatto di cielo e carne e di sacro, che è unione con la natura, che è speranza. Ma descrive anche l’ambivalenza della vita, il dramma, il dolore del lutto, la voglia di ribaltare la prospettiva con quadri rovesciati, firmati al contrario.

La sua grandezza sta proprio nel conoscere e parlare del dolore, della morte, dell’esilio, pur senza rinunciare alla speranza. Per lui l’arte è un valore assoluto, legato all’istinto vitale e al sacro, che si traduce in decorazione, colore intenso e giustapposizione di ricordi lucidi, significa essere fedele a se stesso e al suo linguaggio personale, fino in fondo.

Insomma, Chagall è uno che non dimentica e che non si arrende al senso di disfacimento che lo circonda. Ovviamente un tipo di artista così non si riconosce in nessuna corrente artistica precisa perché non ne ha bisogno: Chagall appartiene solo a Chagall.

Chagall a Milano: info

17 settembre 2014 – 1 febbraio 2015
Palazzo Reale, Piazza del Duomo 12
lunedì: 14.30 – 19.30
martedì, mercoledì, venerdì e domenica: 9-30 – 19.30
giovedì e sabato: 9.30 – 22.30

Per maggiori informazioni, visitate il sito della mostra.

Fonti: Mostra “Chagall”, Palazzo Reale, Milano, 17 settembre 2014 – 1 febbraio 2015; Il Novecento, protagonisti e movimenti di G. Dorfles, A. Vettese, Atlas, Bergamo, 2009; I classici dell’arte – Il Novecento, Skira/RCS, 2004

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Nata milanese, naturalizzata scozzese, morta veneziana, risorta in riva al Piave. Con alle spalle 12 traslochi e 2 lauree (lingue e arti visive), l'ex poetessa della classe non ha ancora capito cosa farà da grande, intanto si interessa di quasi tutto, a fasi. Qui è amante di cause perse, tipo comunicare.
6 Commenti
  1. Giuseppina

    Questo interessantissimo articolo riesce a presentarci Chagall, mettendo in luce il suo carattere particolare con tutte le sue sfaccettature: l'artista che sa trasfondere nelle sue opere stati d'animo e sentimenti propri, l'amore per la natura con i suoi vari colori tenui ed intensi. I quadri di Chagall comunicano un senso di serenità e di gioia che colpisce la nostra sensibilità. Ma il suo entusiasmo non è insensibile al dolore dei suoi tempi e delle sue genti. Come leggo in questo articolo l'arte è per Chagall "un valore assoluto" ed egli ha dimostrato nelle sue opere di "essere fedele a se stesso e al suo linguaggio personale, fino in fondo".

    • Chiara

      sì, l'equivoco per tanto tempo è stato quello di rinchiuderlo nel ruolo di "cantore della gioia di vivere" e basta, che è a dir poco riduttivo.

  2. Cristina Bittante

    Questa recensione dà davvero un'idea completa non solo dell'artista ma anche dell'uomo Chagall e ha fatto nascere in me il desiderio ancora più forte di vedere le sue opere!

    • Chiara

      personalmente credo che, volendo proprio paragonare i due aspetti (cosa che non è necessaria), in questo caso l'uomo sia meglio dell'artista. per carità, forse quello che rende un'opera d'arte davvero valida è il suo avere un valore in sè, a prescindere da chi l'ha fatta e dal momento storico in cui è stata realizzata. ma forse, pur amando le varie forme d'arte, a me interessano le persone, anche più delle opere, perchè un'opera per quanto potente non potrà mai sostituire un paio di occhi che ti guardano senza veli.

  3. BELTRAMINI MASSIMO

    Non condivido, cara Chiara! Hai fatto un'ottimo lavoro, così chi non conosceva Chagall se non per nome e semplici immagini (che talvolta portano a stereotipare opere e artista!), finalmente ne ha un'idea più esaustiva. Uomini, storia, società e opere non vanno mai separati,perchè sono un tutt'uno: tutto ha un senso relativamente ad epoca storica, società di quel momento, storia umana dell'artista, costumi e cultura. Così come per capire un uomo, non puoi non considerare tutto il suo contesto relazionale, ambientale, storico. Complimenti davvero e grazie del tuo contributo alla cultura!!!

    • Chiara

      io credo che ci sia un legame forte, che vale la pena di approfondire perché arricchisce le possibilità di lettura dell'opera e quanti più indizi ci sono meglio è. Ma se un'opera ha il potere di comunicare su più piani, tra cui soprattutto quello più immediato, riesce a toccare e a dire qualcosa anche a chi non conosce storia o cultura. altrimenti è come dire che si può capire qualcosa solo su un piano razionale e solo se hai studiato. c'è anche l'intuito.

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