Il dramma dei bambini stregoni in Africa9 min read

28 Luglio 2016 Cooperazione Politica -

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Cooperante

Il dramma dei bambini stregoni in Africa9 min read

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bambini stregoni
@Stars Foundation

Nel 2010 l’Unicef pubblica uno studio in cui si mostra un incremento nelle accuse di stregoneria rivolte ai bambini nell’Africa Sub-Sahariana, in particolare in Angola, Benin, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo. Il mondo si accorge del fenomeno dei bambini stregoni.

Lo studio evidenzia come la maggior parte delle vittime siano bambini maschi tra gli 8 e i 14 anni, in particolare

orfani, bambini di strada, albini, bambini con disabilità fisiche o mentali (come l’autismo), bambini aggressivi o solitari, bambini particolarmente dotati; bambini nati prematuramente o in posizioni inusuali, e i gemelli.

Per la rubrica Racconti di Cooperazione, curata dall’Associazione Mekané, abbiamo raccolto maggiori informazioni sul fenomeno dei bambini stregoni, facendoci aiutare da una cooperante italiana che vive da molti anni nella Repubblica Democratica del Congo, lavorando proprio in progetti di sostegno all’infanzia.

È difficile stimare il numero esatto dei bambini stregoni. In Congo il fenomeno riguarderebbe il 60-80% dei bambini che vivono nelle strade delle due città più grandi del paese: Kinshasa e Lubumbashi. In particolare, 23mila bambini accusati di stregoneria vivrebbero nelle strade della capitale Kinshasa, secondo le stime fornite dell’antropologo Filip de Boeck durante una presentazione accademica.

Il fenomeno ha iniziato a svilupparsi negli anni novanta, in seguito al proliferare di sette religiose, all’esodo rurale dovuto alle difficoltà economiche e agli effetti devastanti della guerra civile scoppiata nel 1996 e durata, con alterne vicende, fino al 2003, andando ad aggravare la situazione dei bambini.

Prima di allora, non c’era traccia del mito dei bambini stregoni nella cultura tradizionale congolese, nonostante la credenza nella stregoneria sia effettivamente piuttosto diffusa in Africa.

Bambini stregoni: cos’è la stregoneria

Nell’Africa sub-sahariana, la stregoneria è sempre stata considerata una fonte di potere, a cui tutti i capi dei villaggi dovevano essere iniziati. Accanto a questa vi è però anche una stregoneria malefica, che è in grado invece di influenzare negativamente gli eventi e che viene considerata fonte o causa delle sventure che colpiscono la famiglia e le comunità.

In questo contesto agiscono gli stregoni, esseri umani con il potere di gettare sortilegi, abitati o posseduti da uno spirito maligno. Agli stregoni si riconosce il potere soprannaturale di provocare malattie, distruggere la salute, tormentare le menti delle sue vittime, mutilare, seminare la discordia, causare la morte e altre disgrazie. Agiscono principalmente durante la notte, volano sulle scope, e personificano le forze oscure.

La pratica della stregoneria malefica è considerata sovversiva, perché in grado di mettere in pericolo l’ordine sociale. Coloro che sono accusati di stregoneria devono passare attraverso un rituale di esorcismo, confessare pubblicamente i loro omicidi e promettere di non compiere più simili pratiche, pena la condanna all’esilio dal villaggio.

L’esclusione e l’emarginazione sono la sanzione più frequente per le persone ritenute colpevoli di stregoneria e che rifiutano l’esorcismo. Gli altri membri della comunità, compresi i parenti più stretti, devono astenersi da atteggiamenti di supporto o di amicizia o dal mostrare affetto o compassione nei confronti del presunto stregone.

Il fenomeno dei bambini stregoni

bambini stregoni
@Eugenia Pisani

Le accuse di stregoneria rivolte ai bambini si basano su alcuni comportamenti che non vengono compresi, e che non sono quindi ritenuti socialmente accettabili: casi di enuresi notturna, sonnambulismo, albinismo, o deformità fisiche.

Anche l’anemia è considerata un indizio di stregoneria: la costante diminuzione di sangue in un anemico è mal percepita in alcune culture africane poiché si ritiene che l’anemico usi il proprio sangue come “carburante per i voli notturni”. Allo stesso modo, i bambini che soffrono di enuresi notturna sono accusati di stregoneria poiché si sostiene che la loro urina serva come “carburante per gli aerei” di altri stregoni.

Tutte queste credenze hanno spesso una radice molto pratica: la povertà, che spesso viene vista proprio come il risultato di una stregoneria. Impoveriti all’estremo, vivendo in una condizione di miseria spaventosa, di fronte alla quale non vedono via d’uscita, alcuni genitori hanno iniziato a dare credito a miti e a credenze varie, per cercare una spiegazione ai loro problemi.

La credenza nella stregoneria permette infatti a chi si ritiene vittima di ingiustizie di scaricare la colpa di tutte le sue disgrazie sul presunto colpevole più vicino: il vicino geloso, uno iettatore, uno stregone. Spesso, sfortunatamente, si tratta di bambini.

Le persecuzioni nei confronti dei bambini hanno avuto un notevole incremento in seguito alla diffusione di numerose sette religiose: sono i pastori stessi quelli che designano il bambino come portatore di un potere demoniaco e ne fanno un capro espiatorio. In un paese che conta più di 40 canali televisivi di cui circa la metà appartiene a chiese evangeliche e più di 200 stazioni radio, è difficile che un messaggio del genere non abbia un’eco profonda.

I bambini accusati sono sottoposti a riti di “purificazione”, che vanno da momenti e rituali di preghiera a riti più violenti. Lo scopo è trovare una spiegazione ai mali che affliggono i fedeli della chiesa, che possa dimostrare la giustezza e la veridicità del credo, rinforzare i legami con il pastore, procuragli prestigio sociale e, eventualmente, un ritorno economico.

La cooperante che abbiamo interpellato lavora attualmente nel Kasai Orientale, regione da cui proviene circa l’80% dei bambini di strada di Kinshasa e Lubumbashi. Si tratta di bambini che all’interno del proprio villaggio vengono accusati di portare sfortuna, di avere poteri negativi, e vengono per questo allontanati dalla comunità, fino ad essere vittime di torture e violenze e in alcuni casi di morte. In alcuni casi, i bambini stregoni vengono addirittura bruciati vivi.

La loro condizione è orribile. Vengono spesso chiamati serpenti. Per arrivare a Kinshasa o Lubumbashi fanno dagli 800 ai 1000 km a piedi, nascosti nei camion, nel treno o nei battelli. Sono numerosi quelli che trovano la morte durante il cammino, chi per incidenti, chi per violenze, chi viene mutilato, chi viene violentato o viene immesso nel traffico di minori.

Bambini stregoni: due storie dal Congo

La storia di ognuno di questi bambini è un dramma zeppo di ingiustizie. Ne riportiamo due, tra le tante che la cooperante vive quotidianamente.

J. è una ragazza che perde il padre nel 2012. A seguito di questo lutto, lascia la sua casa, nel Kasai Orientale, per stare con lo zio a Goma. Ma una volta arrivata a casa dello zio la sua vita diventa un inferno: suo cugino inizia a soffrire di crisi epilettiche ma quando, in ospedale, il dottore non trova nessuna causa al malessere la zia, che non ha mai visto sintomi simili, incolpa J. di aver gettato un maleficio sul cugino. Lo zio prima si rifiuta di continuare a pagarle la scuola, poi la caccia di casa. Inizia così a vivere per strada finché non viene trovata da una ONG internazionale che la accoglie in un centro di recupero di Goma.

F. invece è un ragazzo di 17 anni, di Lubumbashi, nel Katanga. Ancora piccolo i genitori di F. si separano, lui resta a vivere con suo papà e la nuova moglie. Quando è adolescente suo padre si ammala, e, poiché il medico non trova una cura adeguata, decide di recarsi da un pastore. Dopo un rituale di preghiera il pastore dichiara che F. è uno stregone, è lui che ha provocato la malattia di suo padre. Il padre invia F. a un monastero per “purificarsi”. Durante il tragitto, l’autobus sul quale il ragazzino viaggia ha un incidente, con numerosi morti. F. è ferito lievemente, si salva. Il padre, ascoltata questa storia, si convince dei poteri soprannaturali del figlio e lo caccia di casa. F. torna dal pastore, per chiedere che lo guarisca con le preghiere, ma il pastore lo tiene nella chiesa senza dargli neanche da mangiare. F. fugge e finalmente viene accolto da un ente che si occupa dei bambini stregoni, e dopo qualche tempo viene affidato ad una famiglia che lo accoglie, iniziando così una nuova vita. Suo padre si è sempre rifiutato di rivederlo.

Bambini stregoni: l’intervento umanitario

bambini stregoni
@Eugenia Pisani

Numerose ONG, locali e internazionali, si occupano dell’accoglienza e del recupero dei bambini stregoni, soprattutto nelle regioni del Katanga e dei due Kasai, dove il fenomeno è particolarmente diffuso.

Quando i bambini arrivano nei centri specifici, gli operatori li aiutano a superare le loro ferite, fisiche e psicologiche. Occuparsi di loro non è facile, ci sono stati dei momenti in cui la caccia collettiva a questa categoria di bambini ha fatto diverse vittime e ha reso l’attività insostenibile. In un caso la popolazione locale è arrivata a massacrare e bruciare vivi i bambini accolti da una ONG, senza che lo staff riuscisse a intervenire. In un contesto sociale rurale, in cui la credenza nella magia fiorisce e il pregiudizio è profondamente radicato, risulta spesso difficile persino trovare operatori e personale che accettino di lavorare con questi bambini.

Per arginare e sradicare il fenomeno alla base sono state inoltre lanciate numerose campagne di sensibilizzazione e comunicazione, da parte di diversi attori, governo, Unicef, ONG, volte a coinvolgere le famiglie e le chiese, cercando di smontare i falsi miti e le false credenze, e diffondendo il messaggio che i bambini vanno sempre protetti e i loro diritti sempre rispettati.

Attualmente l’ostilità contro i bambini stregoni, e i bambini di strada in generale, è sempre presente, ma allo stesso tempo inizia ad aumentare la sensibilità di qualche adulto e il desiderio di trovare una soluzione a questo problema. Accanto alle campagne di informazione, le risposte più importanti, secondo l’esperienza della cooperante passano attraverso l’educazione e, soprattutto, attraverso l’esempio concreto, mostrando cioè che non si deve avere paura.

È inoltre fondamentale agire sulle cause che favoriscono il sorgere e il diffondersi di queste credenze: povertà, malnutrizione, vita di strada. Secondo i dati Unicef relativi al 2014, risultano malnutriti due bambini su cinque (il 43% circa), per un totale di due milioni di bambini in tutto il Congo.

Il tasso di registrazione dei bambini allo stato civile è estremamente basso, il 25%. I conflitti armati, la violenza e i movimenti di popolazioni continuano a dominare il contesto congolese: vi sono più di 1,6 milioni di sfollati, e l’insicurezza è permanente in alcune regioni, dove risultano distrutte o inesistenti le scuole e le postazioni sanitarie. Circa 3.420 bambini sono arruolati nei gruppi armati e innumerevoli sono le violenze quotidiane su bambini e bambine.

È questo il contesto su cui si innestano fenomeni come quello dei bambini stregoni, ed è quindi su questo contesto che occorre agire, per liberare non solo i bambini, ma tutta la popolazione, dal giogo della povertà e dell’ignoranza.

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Cooperante in giro per il mondo dal 2008 al 2014, co-fondatrice dell’associazione Mekané – ideas for development, dal 2017 progettista e valutatrice nel settore dell’educazione. Da sempre coltiva la passione di raccontare storie, soprattutto storie che allargano gli orizzonti e il cuore, alle figlie, agli amici, ai lettori di Le Nius.
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